Crollo agli Scavi, foto su Google rivela: lavori alla Schola fatti nel 2009

 

scavi-schola-armaturarum 2009Il gruppo Facebook “Stop Killing Pompeii Ruins”, grazie a Google Street View, il servizio di mappe messo a punto dal motore di ricerca più usato al mondo e che permette anche un giro negli scavi, senza muoversi dal pc, rivela che la Schola Armaturarum, crollata poco più di una settimana fa, è stata sottoposta ad un “restauro” appena un anno mezzo fa, nel luglio 2009. “Camminando” in via dell’Abbondanza, si arriva poco alla volta proprio nella zona poi crollata la scorsa settimana.

E lì arriva la sorpresa: dalla foto scattata da Google, si vede un operaio alla porta della Schola, e al cancello ben visibile la tabella che parla dei lavori di “restauro e manutenzione delle coperture – seconda fase – delle regioni III, IV, V e IX negli Scavi di Pompei”. Dunque, lo scorso anno, durante l’estate 2009, quando sono state “fermate” per sempre le lancette all’interno del sito archeologico pompeiano per inserire online queste immagini, erano in corso proprio alla Schola Armaturarum i lavori di restauro del solaio. Quel solaio, appena un anno dopo è crollato. Dunque, i lavori di restauro alla domus crollata sono iniziati quando Sandro Bondi era già Ministro. Intanto, sempre la copertura in cemento armato è tra i principali imputati del crollo devastante della casa pompeiana di via dell’Abbondanza. I carabinieri, incaricati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, tengono ancora sotto sequestro l’area, e non è escluso che verranno effettuati ulteriori sopralluoghi sul luogo del crollo per stabilirne la natura. Infatti, l’ipotesi attuale riguardava infiltrazioni d’acqua che avrebbe minato la stabilità dell’antico edificio. «Poiché i lavori prevedevano il restauro delle coperture, cioè del solaio in cemento armato – commenta Antonio Irlando, presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale – gli inquirenti ora dovranno accertare cosa è stato fatto su quel solaio e quanto l’intervento possa avere un eventuale nesso con il crollo». Non è escluso, infatti, che proprio quei lavori siano stati fatti male e abbiano, di conseguenza, indebolito la struttura.

 

Alla luce di quanto rivelato involontariamente dalle foto di Google Street View, vengono subito tanti dubbi sulla gestione degli Scavi di Pompei e sul futuro degli stessi. E per Antonio Irlando è chiaro che è inutile la nascita di una Fondazione, come invece paventato dal ministro Sandro Bondi: «Per far ripartire un’efficiente gestione degli scavi di Pompei che eviti il degrado e i crolli degli edifici antichi, occorre solo attuare gli elementi per una gestione moderna dell’area archeologica flagellata da crolli e degrado che sono già contenuti nella legge 352 del 1997, che all’art. 9 ha fissato gli strumenti per l’autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria della soprintendenza archeologica di Pompei ed ha previsto con quali mezzi provvedere prima alla conservazione e poi alla valorizzazione ed ancora come migliorare la gestione dell’area archeologica con  la necessaria partecipazione di privati ed enti locali. Attuando subito e pienamente la legge esistente e ridando slancio ed efficienza alla soprintendenza di Pompei, si può far decollare una grande e necessaria attività di conservazione e valorizzazione degli scavi archeologici di Pompei. Non è prioritaria in questo momento sperimentare nuove forme di gestione».

Un ruolo importante è previsto per gli enti locali. «I Sindaci dei Comuni che ricadono nelle competenze della soprintendenza, insieme a Provincia e Regione – spiega il responsabile dell’Osservatorio Patrimonio Culturale – fanno parte di un comitato con la competenza di formulare proposte e contribuire all’attuazione di progetti di valorizzazione ma, in realtà, quasi nessuna costruttiva collaborazione è stata finora attivata». Andrea Carandini, presidente del Consiglio superiore per i Beni culturali, lancerà domani a Fiesole in occasione della settimana dei beni culturali una proposta secondo cui «bisognerebbe istituire la figura di un sindaco, un manager cui va affidata la gestione del sito archeologico».  Ma il sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, dopo aver proposto di far correre i cavalli all’interno del sito archeologico più famoso al mondo ed essersi affidato alla Madonna del Rosario per salvare gli Scavi, ora rifiuta categoricamente la provocazione di Carandini, chiedendo lui stesso maggiori poteri: «Date più poteri al sindaco che c’è già – afferma il primo cittadino pompeiano – senza cercarne uno nuovo. Pompei ha già un suo sindaco e un ente amministrativo. E non vedo il motivo per il quale immaginare una figura diversa da quella già presente sul territorio. Bisognerebbe dare, invece, maggiori competenze agli enti locali anche nell’ambito della cura del sito archeologico.

A noi, invece, viene soltanto chiesto di spendere soldi per la gestione ordinaria della cosa pubblica. Ci occupiamo dei rifiuti, della sicurezza e della tenuta delle strade. Ma mai del sito archeologico. Non vedo il motivo per il quale l’amministrazione comunale non venga coinvolta nelle decisioni sugli scavi. È necessario, invece, dare maggiore responsabilità al Comune. Carandini, però, ha ragione su un punto: la tutela tecnica dei beni conservati negli scavi va affidata ai soprintendenti». Intanto, venerdì la Commissione Beni e Attività culturali della Conferenza delle Regioni si riunirà a Napoli e subito dopo andrà a Pompei per un sopralluogo agli scavi archeologici. «L’iniziativa – spiega l’assessore alla Cultura della Regione Calabria, Mario Caligiuri – vuole testimoniare l’attenzione su Pompei anche da parte delle regioni. Ma vuole anche rafforzare la collaborazione con lo Stato per trasformare la cultura in un volano economico. I beni culturali devono diventare il motore dello sviluppo del nostro Paese».

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