Violenza su minore da branco di minori a Giugliano: in che società viviamo?

violenza GiuglianoViolentano a Giugliano per quattro anni un ragazzino di 13 anni con lieve disabilità mentale: il responsabile non è un orco adulto ma un gruppo di coetanei della vittima.

E’ accaduto a Giugliano dove i carabinieri della locale Compagnia, grazie alla denuncia della madre del 13enne che aveva in una occasione notato atteggiamenti ambigui tra il figlio e quelli che il bambino credeva essere amici, hanno identificato i responsabili (di cui 3 non imputabili perché minori di anni 14) denunciandoli per violenza sessuale e sequestro di persona.

Un episodio aberrante che testimonia il livello di follia raggiunto da giovanissimi sbandati e privi di valori civili e morali. Perché le attenuanti in un caso del genere servono veramente a poco e tentare di convincere qualcuno che a 14 anni non si sia in grado di comprendere l’atroce violenza a sfondo sessuale perpetrata ai danni di un coetaneo disabile è pura follia. Un crimine orrendo che potrebbe segnare per sempre l’esistenza già compromessa da limiti cognitivi di un giovane innocente.

D’altro canto, gli adolescenti sono bombardati dai media quotidianamente con immagini violente, testimonianze di malcostume, inciviltà, corruzione e strapotere da parte del crimine organizzato. Ed ecco che, complice forse contesti familiari a rischio, invece di sognare il primo amore, la ragazzina per la quale sospirare, invece di impegnarsi nello studio e nello sport si preferisce usare violenza ai danni del più debole probabilmente per affermare la propria superiorità e vantarsi nel branco. Ecco che torna l’eterna questione della corruzione dei costumi, del ruolo della famiglia profondamente in crisi e dell’alienazione sociale in cui i giovanissimi spesso vivono in una società di adulti impegnata solo a fare soldi.

Sovente a Napoli si sente dire tra i vicoli e in certi quartieri ghetto: “Hanno arrestato Tizio (riferendosi ad un pezzo da 90 del posto o parente prossimo dello stesso) ma tanto che fa quello ha i soldi e gli avvocati buoni: esce subito (sottinteso di galera)”.

Il dramma è che nella stragrande maggioranza dei casi queste parole corrispondono a verità. Il governo centrale dovrebbe monitorare con ben altra attenzione certi fenomeni investendo in campagne di prevenzione nelle scuole e creando occupazione: perché senza lavoro un giovane non può crearsi una famiglia sana nella quale educare correttamente i propri figli. Della serie: prevenzione sociale, evoluzione civile e occupazione perché certi miserabili episodi non si ripetano mai più.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.