Clan Mallardo, blitz dei finanzieri: sequestro milionario per i fratelli Dell’Aquila

Tra i beni interessati dal provvedimento il patrimonio aziendale e relativi beni di 11 società con sede nella provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna

finanza clan mallardoClan Mallardo: beni mobili, immobili e aziende per un valore complessivo di oltre 38 milioni di euro sono stati confiscati dai finanzieri del comando provinciale di Roma ai fratelli Domenico e Giovanni Dell’Aquila.

I due sono considerati interni al clan Mallardo e a Vittorio Emanuele Dell’Aquila e Salvatore Cicatelli, rispettivamente figlio e fiduciario di Giovanni Dell’Aquila, per conto del quale avrebbero costituito una cellula economica, operante, prevalentemente, nel territorio del basso Lazio.

Tra i beni interessati dal provvedimento il patrimonio aziendale e relativi beni di 11 società con sede nella provincia di Latina, Napoli, Caserta e Bologna, di cui 3 operanti nel settore delle costruzioni e 3 nel settore alberghiero e della ristorazione; quote societarie di ulteriori 2 società, 68 unità immobiliari nella provincia di Latina, Napoli, Caserta, Ferrara e Bologna e 19 veicoli.

Il clan Mallardo nel mirino degli 007 delle fiamme gialle

Un’operazione che testimonia l’altissimo lavoro di intelligence condotto dagli 007 delle fiamme gialle nei confronti degli investimenti effettuati dai clan della camorra nel Lazio e in alcune località del Nord Italia. Un lavoro certosino frutto di intercettazioni ambientali, telefoniche, pedinamenti e accertamenti fiscali tra le aziende confiscate e i vari istituti bancari al fine di stabilire la reale provenienza del denaro impiegato nelle varie operazioni finanziarie riconducibili ai Mallardo.

Nell’ultimo periodo sarebbero in aumento sequestri e confische da parte delle forze dell’ordine, su mandato delle rispettive Procure, ai danni delle storiche famiglie del sistema. Una strategia finalizzata a colpire i ras negli interessi economici limitandone così enormemente potere d’azione e capacità di ramificazione nei vari strati della società.

Pensiamo ai recenti casi di corruzione registrati all’interno delle pubbliche istituzioni, alle collusioni accertate tra politici e noti esponenti del sistema, al clientelismo sfacciato da parte di alcuni cattivi amministratori locali nei confronti dei mamma santissima della camorra e delle loro imprese. Oggi lo Stato sembra determinato ad andare fino in fondo in una lotta all’illegalità che soprattutto in Campania potrebbe riservare inattesi colpi di scena.

Alfonso Maria Liguori

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano