Il boss Giuseppe Graviano e le sue rivelazioni: camorra e corruzione

Le intercettazioni a Graviano, captate dagli uomini del centro operativo DIA di Palermo, sono andate avanti dal marzo 2016 all’aprile 2017. L’ex capo del mandamento Brancaccio-Ciaculli è un fiume in piena

“Pezzo d’infame”: così il boss Giuseppe Graviano avrebbe definito Gigi D’Alessio per aver rifiutato il suo invito ma non quello dei Marcianise e di altri soggetti malavitosi. Contro il cantautore napoletano il boss di Brancaccio usa parole dure, intercettato nel carcere di Ascoli Piceno col compagno di ora d’aria Umberto Adinolfi, camorrista di San Marzano sul Sarno.

Secondo Graviano la colpa di D’Alessio era quella di aver rifiutato di cantare per suo figlio. “Graviano – si legge negli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia – racconta che quando il figlio fece la prima comunione, nel 2006, e lui si trovava nel carcere di Spoleto, il ragazzo gli chiese se poteva ingaggiare Gigi D’Alessio, il quale, dopo avergli dato la disponibilità, rifiutò l’invito perché seppe chi era lui”.




L’ufficio stampa dell’artista esclude qualunque trattativa e, di conseguenza, che D’Alessio possa aver accettato l’ingaggio anche solo temporaneamente: “Nel 2006 erano già dieci anni che Gigi D’Alessio non cantava più a cerimonie o a feste private: già dal ’97 riempiva stadi e palazzetti dello sport. Evidentemente qualcuno ha usato il suo nome impropriamente, forse anche a titolo di suo manager, ma comunque all’oscuro di Gigi D’Alessio”.

Le intercettazioni a Graviano, captate dagli uomini del centro operativo DIA di Palermo, sono andate avanti dal marzo 2016 all’aprile 2017. L’ex capo del mandamento Brancaccio-Ciaculli è un fiume in piena nelle sue confessioni durante il passeggio in carcere: dalla cortesia che gli avrebbe chiesto Berlusconi e che la Procura interpreta come un possibile riferimento alle stragi, alle critiche all’Antimafia.

“Ora se tu vedi in Sicilia è diventata una vergogna… tutti questi dell’antimafia. Ti ricordi quello della Confindustria, Montante… lo chiamano dieci pentiti” : recita così un altro passaggio della conversazione tra Graviano e Adinolfi. Il ras di Brancaccio parla di Antonello Montante, ex presidente di Confindustria Sicilia, indagato a Caltanissetta per concorso in associazione mafiosa.

Graviano chiama in causa anche il giudice Silvana Saguto, indagata per corruzione e sospesa dalle funzioni, e il presidente dell’Antiracket di Castellammare del Golfo vicino al latitante Matteo Messina Denaro. Una vicenda ancora da chiarire che però non coinvolgerebbe, come ha precisato l’ufficio stampa dell’artista, Gigi d’Alessio in alcun modo.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.