Omicidio Amendola, il giovane fu attirato in trappola e giustiziato: arrestati in tre

Le indagini hanno stabilito che l’omicidio era maturato all’interno del clan Formicola per tutelare l’onore del capo clan, attualmente detenuto, in quanto si era sparsa la voce di una relazione sentimentale tra la moglie del ras e Vincenzo Amendola

Stamattina gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli hanno tratto in arresto, su richiesta della DDA partenopea, Giovanni Tabasco classe 1995, Gaetano Formicola classe 1995 e Raffaele Morra classe 1984, tutti di Napoli e ritenuti responsabili dell’omicidio di Vincenzo Amendola commesso nel febbraio del 2016.




Scomparso in data 5-02 -2016 Amendola fu ritrovato morto il 19 febbraio dello stesso anno seppellito in un terreno sito a San Giovanni a Teduccio interrato a 1 metro e mezzo di profondità. La fossa era stata ricoperta con materiale di risulta edile il che richiese l’utilizzo di un escavatore da parte dei Vigili del Fuoco.

Determinante ai fini della ricostruzione dei fatti la dichiarazione di un collaboratore di giustizia che aveva partecipato al delitto e le intercettazioni compiute dagli inquirenti che hanno consentito non solo di ritrovare il cadavere ma anche di recuperare, grazie all’intervento della sezione sommozzatori, l’arma utilizzata per l’omicidio gettata a mare da una scogliera.

Le indagini hanno stabilito che l’omicidio era maturato all’interno del clan Formicola per tutelare l’onore del capo clan, attualmente detenuto, in quanto si era sparsa la voce di una relazione sentimentale tra la moglie del ras e Vincenzo Amendola.

L’ordinanza di custodia cautelare era stata inizialmente annullata dal Tribunale del Riesame di Napoli che pur credendo al collaboratore di giustizia aveva ritenuto le intercettazioni telefoniche riportate nell’ordinanza non interpretabili univocamente in modo da fornire riscontro individualizzante alle affermazioni del pentito.

I successivi accertamenti hanno consentito invece di accertare anche il coinvolgimento del proprietario del terreno dove era stato ritrovato il corpo di Amendola che avrebbe avuto un ruolo nell’occultamento del cadavere. Si è trattato di indagini oltremodo complesse compiute con grande professionalità dagli 007 della Questura di Napoli: per nulla facile sgretolare il muro di omertà che ancora protegge i boss in certe realtà e risalire all’esatta dinamica di un delitto tanto efferato.

Secondo gli inquirenti infatti Amendola sarebbe stato attirato in trappola e giustiziato con 2 colpi di pistola al viso di cui 1 mortale alla tempia. Si è scritta così la parola fine all’ennesima vicenda di camorra costata la vita a chi ha osato rivolgere le proprie attenzioni ad una donna del sistema intoccabile.

Alfonso Maria Liguori

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Pubblicista, con formazione scolastica classica e frequenza universitaria presso l'Ateneo Federico II di Napoli (corso di Laurea in Filosofia). Dal 2003 "Aml" è nato, giornalisticamente parlando, con il settimanale diocesano della Curia di Napoli "Nuova Stagione". Successivamente collabora con Cronache di Napoli, con Metropolis, con Napoli Più, svolgendo nel contempo attività di pubbliche relazioni e portavoce di politici. Impegnato nel sociale nel 2003 ha preso parte ad un progetto sociale per il recupero di minori a rischio promosso dall'associazione onlus "Figli in Famiglia" in collaborazione con il Tribunale per i Minori di Napoli. Ha curato eventi di solidarietà per associazioni onlus in favore di noti ospedali partenopei in collaborazione con l'Ubi Banca Popolare di Ancora. Ha diretto la trasmissione televisiva "Riflettori su Ercolano" (a sfondo sociale) per Tele Torre. Profondo conoscitore della strada e dei complessi meccanismi sociali che caratterizzano le problematiche di Napoli e della sua provincia, da anni collabora attivamente con il Gazzettino vesuviano.