Vesuvio. Roghi: bollettino apocrifo n°1

Ad oggi la Regione Campania ancora non ha un piano per la campagna AIB (anti incendio boschivo) che è partita il 15 giugno scorso e terminerà il 30 settembre prossimo

incendio vesuvio15 luglio 2017. Ore 16.26. Ventilazione quasi assente. Mare all’apparenza calmo. Temperature in lieve diminuzione. Sudorazione stazionaria. Al termine di una settimana incandescente il versante sud del Vesuvio, per intenderci quello che vede aggrappati alla sua schiena i comuni di Boscotrecase, Trecase e Boscoreale sorretti a malapena dalla precaria città di Oplonti e che domina il golfo di Napoli, pare oggi meno affumicato.

Solo alcuni focolai stentano ad essere domati a valle della località Alto Tirone, parte della riserva naturale devastata nei giorni scorsi. La linea di fuoco sta interessando il versante est, nord-est direzione Somma Vesuviana. Mentre il versante ovest sembra sotto controllo, pure perché non c’è quasi più niente che possa ardere si tratti di vegetazione o di annesse discariche.

E’ da ieri però che si nota un mutamento radicale nelle attività di spegnimento: a guardare il volo incessante, continuo, metodico effettuato dai canadair (di cui due della Securité Civil francese, come da accordi presi in sede europea) e dagli elicotteri che dal mare portano acqua sul fuoco quello che rimbomba è il cambio di tattica. Cosa è cambiato? Perché questa risolutezza nell’azione solo all’ultimo istante dopo che le fiamme hanno già circumbruciato la quasi totalità della zona naturalistica protetta?

Una nota della Protezione Civile datata 13 giugno 2017 e firmata dal capo del governo facendo riferimento al mutato contesto organizzativo dettato dalla riforma di cui al D.Lgs. n°177/2016 rendeva esplicite alcune raccomandazioni operative: in virtù dell’assorbimento del Corpo Forestale dello stato in altre amministrazioni provvedere all’organizzazione dei sistemi antincendio boschivo regionali in termini di risorse umane e di mezzi terrestri e aerei per garantire adeguati livelli di risposta, specialmente in quei contesti nei quali esisteva un collaudato e consolidato rapporto di collaborazione con il preesistente Corpo Forestale.

Questo cambiamento a livello regionale doveva, a parole, rappresentare un’occasione di ulteriore crescita e di miglioramento dell’intero sistema di risposta agli incendi boschivi fermo restando il fatto che le azioni di riorganizzazione fossero pianificate in stretta relazione con i rispettivi contesti ambientali e territoriali e attivate con tempestività. Eppure ad oggi la Regione Campania ancora non ha un piano per la campagna AIB (anti incendio boschivo) che è partita il 15 giugno scorso e terminerà il 30 settembre prossimo. Il suo arsenale nella guerra a bassa intensità condotta contro le fiamme implacabili è di soli tre elicotteri. Ecco cosa ha prodotto un cambio nella tattica.

Il governo preso atto che il lavoro della sua propaggine regionale è stato silenzioso, talmente silenzioso da risultare muto, ha dato impulso ad un’azione quantomeno all’altezza della situazione. Peccato che tutto si è svolto oltre il tempo massimo, a danno irreparabile oramai avvenuto. In questo scenario folle – piromani assoldati per generare profitti dall’economia degli incendi, lotta tra burocrazie, centralizzazione dei poteri, mancanza di pianificazione e controlli, personale sott’utilizzato – l’unica vittima per ora accertata oltre le comunità attonite è il vulcano col suo ecosistema, che per uno scherzo del destino è stato colpito dall’uomo sterminatore con la sua stessa arma, il fuoco.

VIAN

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