Web 2.0 Suicide Machine

Siete stanchi di vivere una vita solo in digitale? Non ne potete più di incontrare i vostri amici solamente sui siti di social network? Allora potrebbe piacervi l’idea di utilizzare la Web 2.0 Suicide Machine. Questo strumento, online dalla fine di dicembre, permette, agli utenti che ne facciano richiesta di chiudere per sempre i propri account “sociali” su Twitter, LinkedIn e MySpace.

Fino a poco tempo fa, il servizio permetteva il “suicidio” anche su Facebook, eliminando ogni traccia del nostro alter ego virtuale in modo automatico, facile e veloce. Tuttavia Facebook, gelosa dei dati personali oramai entrati in suo possesso, ha deciso di negare alla Suicide Machine l’accesso ai propri servers.

A sua difesa, Facebook ha sostenuto in merito che tutti hanno la possibilità di disattivare il proprio account o cancellarlo completamente in modo del tutto autonomo e che fornire a terzi le credenziali di accesso al sito di social network più in voga del momento viola le condizioni d’uso del servizio.

La Suicide Machine sta ultimamente ottenendo molta attenzione, ma è solo una curiosità, che confina con lo scherzo. Invece di cancellare solamente il proprio account (funzione standard comune a tutti i siti di social network), la Suicide Machine ripercorre la nostra vita virtuale, amico per amico, per eliminare ogni eventuale traccia residua di noi. Prima di cominciare il suo lavoro, però, cambia l’immagine di profilo (con un cappio su sfondo rosa) e la password di accesso, in modo tale che non si possa più tornare indietro, nel tentativo disperato di risorgere dopo il suicidio.

Il profilo sarà, così, definitivamente morto, ma non completamente andato per sempre. Infatti, nessuno strumento, tantomeno la Suicide Machine, potrebbe eliminare i nostri dati dalla cache di un motore di ricerca come Google. Che fare allora? Il mio consiglio è questo: se proprio volete rimuovere il vostro account da un social network, utilizzate la funzione interna del sito. E’ sicuramente un modo meno doloroso di lasciare il mondo virtuale.

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Da sempre abituato a vivere con il Gazzettino vesuviano in casa, giornale fondato pochi anni dopo la sua nascita dal padre Pasquale Cirillo. Iscritto all'ordine dei giornalisti dal 1990, ricorda come suo primo articolo di politica un consiglio comunale di Boscotrecase, aveva 16 anni. Non sa perchè gli piace continuare a fare il giornalista, sa solo che gli piace, e alle passioni non si può che soccombere. "Il mestiere più bello del mondo".