Ancora contestazioni sindacali nel sito archeologico più famoso del mondo: i lavoratori continuano a protestare contro le disposizioni di servizio per la riorganizzazione del lavoro che, a loro dire, starebbero “lacerando il tessuto produttivo” della Soprintendenza di Napoli e Pompei. Ieri mattina i lavoratori in protesta hanno sfilato per circa un’ora davanti ai cancelli degli scavi che sono rimasti chiusi per dalle 8,30 alle 10,30 per consentire l’assemblea del personale, richiesta da Cisl, Uil, Flp, e Rdb territoriali di Pompei. “L’assemblea generale dei lavoratori di Pompei – si legge nel comunicato a firma congiunta dei sindacati – denuncia i gravi comportamenti della Soprintendente, responsabile unitamente alla gestione commissariale che sono alla base della vertenza sindacale in merito all’organizzazione dell’intera Soprintendenza di Napoli e Pompei. Infatti – continua la nota – la cervellotica e unilaterale emanazione di disposizioni di servizio in violazione degli accordi sindacali sta provocando la lacerazione del tessuto produttivo con gravi ripercussioni sul funzionamento di Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabia e Boscoreale. Analoga situazione si sta verificando al Museo di Napoli e ai Musei dipendenti. L’assemblea – fanno sapere inoltre Cisl, Uil, Flp e Rdb – rivendica l’applicazione concordata di tutti gli istituti contrattuali riferiti all’organizzazione del lavoro, al sistema delle turnazioni, ai pagamenti, all’attribuzione degli incarichi secondo criteri certi, trasparenti e soprattutto pubblici”. Per questi motivi “L’assemblea impegna i rappresentanti sindacali e la Rsu di Napoli e Pompei – si legge ancora nel comunicato – a richiedere la revoca di tutte le disposizioni unilaterali emanate dalla Soprintendente, dal momento che ciò che è stato finora fatto costituisce atto illegittimo”. Ma le proteste dei lavoratori potrebbero non fermarsi qui. “L’assemblea generale affida il mandato alle organizzazioni sindacali e alla Rsu che si riconoscono in tale documento a continuare e ad incrementare la vertenza in mancanza di risposte da parte della Soprintendente e degli altri livelli di responsabilità del Ministero per i Beni culturali”.
Marco Pirollo