Vuoto (voto) a perdere?

Il nostro “editorialista” Antonio Irlando nello scorso numero del Gazzettino Vesuviano scrive: «Non è pessimismo e nemmeno disfattismo. E’ soltanto profonda amarezza per un presente in grave stato confusionale ed un futuro di cui non si vedono i contorni». Il riferimento è al nostro Paese, al suo stato di abbandono, in balia di una democrazia solo apparente che «si occupa del sesso degli angeli». Mentre la gente vive quotidianamente «tra grandi problemi e nessuna speranza del futuro». Ha ragione! I tre poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario) che dovrebbero garantire la libertà individuale e la democrazia fanno il loro dovere? Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento dice: «Proporrò di abolire ogni festa religiosa nei paesi dove si contano gli omicidi di mafia». Aboliamo pure le feste religiose e non, ma il problema rimane perché l’impotenza dei religiosi e non, è legata alla mancanza di “democrazia” nel nostro Paese. La democrazia della “maggioranza” non è vera democrazia. C’è democrazia solo nel rispetto delle “minoranze”. E quando parlo di minoranze mi riferisco a grandi masse di lavoratori e di massaie. A grandi masse di studenti, a grandi masse di carcerati, di ammalati. Non solo a minoranze etniche o religiose. Ma alla struttura stessa (vitale e pulsante) della minoranza – maggioranza degli italiani. Perché il potere è di chi comanda, delle grandi lobbies economiche e finanziarie, dei cartelli e trusts che dettano la legge dell’economia mondiale. Perché il potere è di chi detiene le leve della politica e della diplomazia. Anche in Italia. Il Paese reale non vive della politica nella sua dimensione “astratta”, “lontana”. Gli ammiccamenti dei manifesti elettorali rimandano ad una “valle delle delizie” in cui, ci assicurano, nel futuro potremo vivere felici. Ma quale felicità? Quella della mancanza di lavoro? Dello scatafascio delle cosiddette “strutture democratiche”? Siamo usciti dalla Resistenza in cui tutto era possibile, tutto da costruire, con un nemico comune: il fascismo. Ora ci ritroviamo con una sorta di fascismo – democratico fuori l’uscio di casa, che ci afferra per i capelli trascinandoci nel vento delle strade per farci diventare carne da macello. E’ la democrazia della “maggioranza” che detiene il potere. E’ il Governo della “maggioranza”. Chi ha molto, vuole ancora di più. Dopo il potere e il danaro vuole l’assenso, l’anima della gente. “Sciopero elettorale per il cambiamento?”. Facciamolo pure questo sciopero, tanto uno più uno meno non ci cambierà la vita, né la condizione di eterni subordinati. Ma attenti, perché così facendo (non andando a votare) rinunciamo forse per sempre anche alla libertà di pensare (i pensieri, le idee, almeno quelle non si possono imprigionare).

Giuseppe D’Apolito

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