500 mila euro all’anno di affari: arrestato a Varese usuraio dei D’Alessandro

I tentacoli del clan D’Alessandro di Castellammare sulla gestione dell’usura agli imprenditori del nord Italia. Questo è emerso dalle indagini conclusesi ieri con undici arresti in provincia di Varese. Tra gli arrestati c’è Pasquale Di Martino, 56enne residente a Solbiate Arno, legato alla cosca stabiese, e considerato uno dei due capi del sodalizio che operava in tutta l’area della Pianura Padana. Il suo socio era Bruno Bellinato, 44enne residente a Varese. Mentre Di Martino trattava personalmente con le vittime dell’usura, Bellinato si occupava di investire il denaro proveniente dai traffici illeciti, acquistando beni e riciclando il denaro prendendo possesso delle aziende delle proprie vittime. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Tiziano Masini, sono cominciate nel settembre 2006, a seguito di una rapina ai danni di una tabaccheria di Azzate: nel giugno del 2007, grazie anche alla collaborazione dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, arrivò l’arresto proprio di Di Martino e di una banda di tre rapinatori tutti stabiesi ma operanti nel settentrione. In questi due anni e mezzo, nei quali sono stati eseguiti 21 arresti in flagranza di reato o su richiesta dell’Autorità Giudiziaria, i carabinieri sono riusciti a ricostruire la struttura dell’organizzazione criminale. Di Martino e Bellinato si avvalevano della collaborazione di almeno nove persone, tutte appartenenti al sodalizio criminale dedito ai reati di usura, estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, che fungevano da “esattori”. Il sodalizio criminale non operava solo in provincia di Varese ma in tutto il Nord Italia, in particolare nelle province di Milano, Cremona, Parma e Bolzano, per un giro d’affari annuo stimato intorno ai 500 mila euro. Un vero e proprio clan che sfruttava le disgrazie imprenditoriali, elargendo prestiti da 5 mila a 60 mila euro, imponendo tassi usurai sulla restituzione.  Le vittime dell’organizzazione malavitosa sono state almeno 71, e non tutte hanno collaborato con l’Autorità Giudiziaria: per paura hanno preferito essere incriminate per favoreggiamento, anziché fornire dettagli utili alle indagini. Spesso, gli imprenditori erano spinti verso il fallimento i costretti a lasciare campo libero a prestanome di Di Martino e Bellinato che cominciavano a gestire le aziende stesse. Attraverso questo canale riuscivano quindi a riciclare i proventi dell’usura e realizzare truffe di vario genere. Oltre agli undici arresti effettuati dai carabinieri di Varese, il locale Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro preventivo beni intestati ai due boss, per un valore totale di 270 mila euro. Tra questi, due appartamenti ed un’auto di lusso da circa 50 mila euro. Tra i reati contestati agli arrestati, ci sono usura, esercizio abusivo della professione finanziaria, estorsione, ricettazione, detenzione e porto illegale di armi.

Dario Sautto

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