As.C.I.I: “Dalla Cina a Napoli abiti da sposa altamente cancerogeni”

Marco Andreoli

Dalla Cina abiti da sposa cancerogeni. Lo conferma una recente indagine realizzata dall’Associazione Consumatori Italiani Internet (in sigla As.C.I.I.), presieduta dall’Avvocato Marco Andreoli, docente di Tutela del consumo e Class action presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. Secondo i dati in possesso dell’As.C.I.I. il 36% del mercato napoletano sarebbe “inquinato” da abiti da sposa, provenienti dall’Estremo Oriente, venduti ad un costo elevato e contenenti sostanze tossiche e cancerogene, che causano gravi problemi di salute ai consumatori. L’importazione di tali vestiti è, inoltre, in forte crescita. Basti pensare che nel 2006 il 22,4% di abbigliamento utilizzato in Italia proveniva dalla Cina (pari a un +22% rispetto al 2005), mentre i prodotti tessili cinesi coprivano il 19% del mercato (+31% rispetto al 2005).

“Gli abiti da sposa cinesi arrivano in Italia ad un costo bassissimo, che oscilla tra i 50 e i 100 dollari – afferma l’Avvocato Marco Andreoli, presidente dell’As.C.I.I. – e vengono, poi, rivenduti in Italia anche a 4.000,00 – 4.500,00 euro. Il dato allarmante ed inquietante è che nei vestiti, prodotti dall’industria cinese, è stata accertata una forte presenza di formaldeide (o formalina), sostanza altamente cancerogena. Secondo una indagine neozelandese, risalente a qualche anno fa, la presenza di formaldeide negli abiti “made in China” sarebbe 900 volte superiore a quanto consentito dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS). Inoltre, sono state riscontrate tracce di altre sostanze nocive, come il pericolosissimo DDT (diclorodifeniltricloroetano). I valori limite dell’OMS sono di circa 10 parti per milione, mentre nei tessuti sono stati riscontrati valori elevatissimi che raggiungono quota 120.000 parti per milione”. L’As.C.I.I., attiva sin dal 1996 e con sede principale a Napoli, suggerisce ai consumatori di farsi rilasciare dal commerciante, al momento dell’acquisto o della richiesta del preventivo, un’attestazione sulla qualità e la lavorazione del prodotto (specialmente quando si vuole afferma l’artigianalità dello stesso), nonché sull’origine del tessuto e sull’assenza di sostanze cancerogene, tossiche e nocive.

“L’As.C.I.I, come sempre, esorta i cittadini a segnalare qualsiasi problema riguardante i vestiti importati dalla Cina, ma soprattutto le truffe compiute da venditori e commercianti – aggiunge l’Avv. Andreoli –. L’Associazione consumatori si dichiara disponibile a fornire agli interessati informazioni anche via e-mail (consumatori@ascii.it) e si impegna, altresì, a sostenere, anche gratuitamente, i consumatori che intendano perseguire in sede giudiziaria chi – produttore, importatore o commerciante (per la legge italiana tutti responsabili) – abbia causato danni alle persone o condizionato negativamente il mercato con atti di concorrenza sleale – assicura l’Avv. Andreoli -. Segnaleremo, infine, eventuali disfunzioni nei controlli, ciò a tutela della salute dei consumatori, dei produttori onesti e del made in Italy”.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano