Dopo 30 anni è ancora terremoto

E’ veramente ridicolo, a 30 anni dal terremoto del 1980, parlare ancora di ricostruzione. In molti comuni della Campania sono ancora in essere le commissioni per valutare le autorizzazioni per la ricostruzione degli edifici danneggiati o distrutti dal sisma. Molti Comuni hanno fondi ancora non spesi, disponibili dalla legge 219 del 1981 e dai successivi rifinanziamenti. In tanti servirebbero ancora i finanziamenti ma ormai la partita è chiusa. Le uniche agevolazioni riguardano le procedure autorizzative della ricostruzione degli immobili dopo la loro demolizione, sempre che i sopraggiunti vincoli ambientali non le limitino la fattibilità.

In tanti comuni non seriamente danneggiati dal terremoto si sono comunque spesi soldi in presunti consolidamenti, con inutili e spesso dannose (ma certamente costose) iniezioni di cemento armato, mentre molte opere più utili sono rimaste al palo.

Inutile ribadire che le opere compiute non hanno creato sviluppo, non hanno alleviato il pesante fabbisogno abitativo, hanno solo creato speculazioni, brutte case, pezzi di città devastati o da pessimi interventi o da cadaveri di edifici distrutti e mai demoliti per essere poi ricostruiti.

Eppure il programma della ricostruzione con la legge 219, prevedeva la realizzazione di 20.000 alloggi con relative opere di urbanizzazioni primaria e secondaria, consistenti in: a) 170 scuole; b) 49 impianti sportivi; c) 35 centri socio-sanitari; d) 84 strutture per pubblici servizi e posti di polizia e caserme per i vigili urbani; e) 19 chiese (o attrezzature religiose); f) 21 strutture destinate ad attività artigianali.

Gli esempi di cui si occupa l’inchiesta del Gazzettino sono emblematici, a Gragnano il primato dell’assurdo.

Dal terremoto del 23 novembre 1980 in Campania c’è chi ne è uscito morto: 6000 persone. Chi ferito: 10.000 persone. Chi senza casa: 300.000. E chi ricco! Secondo i giudici, furono almeno 74 persone fra politici, pubblici amministratori, imprenditori campani, che si sarebbero spartiti una torta di appalti e investimenti da circa 80 mila miliardi di lire. Per l’area di Napoli, furono stanziati 15.200 miliardi fra il 1981 e il 1992. Soldi pubblici che solo in minima parte furono destinati a costruire nuove case. La maggior parte del denaro servì, invece, ad edificare cattedrali nel deserto e infrastrutture faraoniche, inutili, quasi mai completate, che con il terremoto c’entravano poco o niente, ma c’entravano moltissimo con le tangenti, con lo scempio del territorio e del paesaggio, e come hanno spiegato tanti processi, con la camorra e con le collusione organiche alla politica.

Di quella politica fannullona, sprecona e collusa, alcuni dei protagonisti negativi di allora sono ancora in attività, prima con il centrosinistra regionale di Bassolino, oggi con il centrodestra di Caldoro. Dopo 30 anni la terra della democrazia e della legalità continua, purtroppo, ancora a tremare. Ma a tutto, ormai si fa l’abitudine, fino a non avvertire più che la terra su cui si fonda il futuro, vacilla sotto i nostri piedi.

Antonio Irlando

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