Santa Maria la Carità: i carabinieri del Nas sequestra 14 tonnellate di pasta

L’ennesima truffa ai danni del consumatore è stata smascherata ieri mattina dal reparto Nas dei Carabinieri. I militari del Nucleo Antisofisticazioni di Napoli, guidati dal tenente colonnello Ernesto Di Gregorio e dal capitano Roberto Vergato, hanno sequestrato una fabbrica per il confezionamento di alimenti che si trova a Santa Maria la Carità. L’opificio, nonostante fosse in possesso di tutti i macchinari necessari per la produzione ed il confezionamento della pasta, aveva in attività solamente quelli per confezionare il prodotto. Insomma, la pasta veniva acquistata probabilmente da pastifici della zona, per poi essere imbustata e venduta con l’etichetta della ditta sammaritana. La truffa è stata scoperta ieri mattina, nell’ambito di una maxi operazione di controllo del Nas. I carabinieri hanno denunciato a piede libero un 61enne originario di Castellammare di Stabia, reo di frode in commercio e mancata osservazione delle norme igienico-sanitarie applicate in ambito alimentare. In totale, sono state sequestrate 14 tonnellate di pasta pronta per essere imbustata oppure già impacchettata e pronta per la vendita. Secondo una prima stima parziale, la truffa ammontava almeno a 600 mila euro, cifra che sarebbe fruttata dalla vendita della pasta e, soprattutto, dalla mancata produzione della stessa, probabilmente acquistata a prezzi stracciati. Dello stesso prodotto alimentare erano assenti le etichette di tracciabilità, dunque era impossibile risalire ai produttori, anche se a tal proposito sono in corso delle indagini accurate da parte dei militari dell’arma. Alcuni giorni fa dalla vicina Gragnano, invece, era arrivato un allarme molto chiaro, riferito alla vendita del prodotto con marchio “gragnanese” senza che passasse da fabbriche o punti vendita dalla celebre “città della pasta”. Truffe che vengono spiegate anche con questi sequestri mirati. Per quanto riguarda la fabbrica sequestrata ieri a Santa Maria la Carità, i locali non erano a norma ed erano completamente privi dei pareri di idoneità, dunque non potevano nemmeno accogliere un’attività legata a produzione, commercio e vendita di prodotti alimentari.

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