Con la morte del poeta Edoardo Sanguineti, si perde un altro pezzo inestimabile di cultura italiana.
La passione per la letteratura e per la filologia avevano permesso allo scrittore genovese di fondare a Palermo, nei primi anni Sessanta, assieme a giovani studiosi e scrittori come Arbasino, Eco, Guglielmi Manganelli, allora sconosciuti o quasi, il gruppo neoavanguardista di idee marxiste e strutturaliste appellato Gruppo 63.
Già iniziato nel mondo della poesia attraverso la raccolta/poemetto Laborintus, edito per la prima volta nel ’56 dalla casa editrice Magenta, Sanguineti ha sempre dimostrato fascino e ammirazione per stili poetici e prosastici nuovi e sperimentali, senza mai tralasciare la tradizione letteraria italiana e straniera. Si ricordano gli studi sulla poetica crepuscolare dei primi del Novecento, tanto apprezzati da Eugenio Montale. “Oggi è ancora possibile scrivere poesie e lo dimostra il fatto che ci sono tantissimi poeti.” Dichiarò Sanguineti in un’intervista del 26 aprile.
Altrettanto grande è stato l’impegno nel campo della narrativa con il romanzo Capriccio italiano, a metà tra giallo e genere rosa; e poi i tanti esperimenti teatrali, tra i quali la rappresentazione della Commedia di Dante, opera che non ha mai smesso di studiare e apprezzare dai primi anni dell’università.
Sanguineti si è spento nella clinica ligure di Sampierdarena martedì 18 maggio, aveva 79 anni; il mondo della cultura ne piange la scomparsa e ne ricorderà sempre il grande valore.
Gioacchino Iuzzino