Ho letto dalle cronache dei giornali le vicende che hanno riguardato il congresso del Pd stabiese. C’è una profonda tristezza nel mio cuore, il Partito Democratico è un progetto al quale ho dedicato tutte le mie energie: ho combattuto, ho sofferto, ho gioito per la sua nascita. Vedere oggi il partito dei riformisti italiani in Campania e a Castellammare nelle condizioni in cui versa addolora tutti i democratici che hanno sognato insieme a Walter Veltroni di cambiare il nostro Paese.
Questo non è il Pd per il quale ci siamo battuti con coraggio, mi sembra al contrario una Democrazia Cristiana “nana”, per la chiusura, la paura del confronto, l’assenza totale di un ragionamento serio sui motivi di una sconfitta storica che ha inchiodato il Pd al 12%, risultato peggiore di quello conseguito dalla sola Margherita alle elezioni del 2005.
Enzo Amendola e Paolo Persico hanno una grande responsabilità: hanno impedito, calpestando la volontà di migliaia di cittadini, il ricorso alle elezioni primarie per la scelta del candidato Sindaco, e dopo la sconfitta elettorale hanno chiuso il Partito alla città, nei giorni del Congresso non c’era neanche un manifesto, dei 300 iscritti poco più di 50 hanno partecipato ai lavori congressuali .
Il Pd o è lo strumento della partecipazione, del coinvolgimento dei cittadini, della competizione democratica tra leadership ed idee o semplicemente non è il Pd. Ho letto che il “congresso” ha sancito la chiusura di un ciclo politico iniziato nel 92’; personalmente sono convinto che bisogna aprire una nuova stagione politica, ma questa nuova primavera non può essere interpretata da coloro che, sul finire degli anni ottanta, hanno contribuito a scrivere una delle pagine più buie della storia democratica della nostra città.
In quegli anni Nicola Cuomo era capogruppo di una Dc al 50% dei consensi, Gennaro Iovino era assessore alla nettezza urbana, Antonio Di martino era il capogruppo di un Pci malato. Oggi si cerca di cancellare, come con la spugnetta le tracce di gesso sulla lavagna, la nostra esperienza: 2800 cittadini democratici che hanno scritto l’inizio di un cambiamento possibile.
Nessuno si illuda, il cuore, la passione, le idee non si possono ignorare: c’è un popolo di democratici e di riformisti che inizia a prendere consapevolezza, si organizza dal basso, si mette in rete attraverso un network di iniziative. Tra pochi giorni apriremo la prima sede di Officina Democratica, altre ne seguiranno nei quartieri popolari.
Officina Democratica sarà un luogo aperto, anche alle forze che hanno deciso di continuare una battaglia all’interno del Pd, inclusivo delle spinte di innovazione presenti in entrambi gli schieramenti politici, a testimonianza della debolezza di un bipolarismo ideologico più che pragmatico; insieme ricercheremo un nuovo alfabeto per interpretare e comprendere le ansie, i bisogni e le speranze che si agitano in città e che sono la carne ed il sangue della “bella politica”.
Abbiamo davanti una sfida difficile ed appassionata che intendiamo portare avanti con umiltà, dignità, passione, e con il ricordo delle parole di Aldo Moro: “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”.
Nicola Corrado
Consigliere comunale Officina Democratica