Nessuno pare aver voglia di parlarne. Eppure quell’aria di crisi che serpeggia da mesi all’interno del centrosinistra boschese rischia di diventare una cosa seria. E di dare vita a una spaccatura verticale tra le due anime del partito, quella di area democristiana (di sinistra o che dir si voglia) e l’altra di derivazione e discendenza dell’ormai scomparso partito Comunista. Il fatto è che se da un lato il matrimonio tra queste due o tre anime, eredi di gruppi politici di ben altro spessore, non si è mai consolidato per davvero, c’è anche e sopratutto che il “potere logora chi non c’è l’ha”, come scrisse e sentenziò una delle menti più illustri della politica che questo paese abbia mai sfornato: Giulio Andreotti. E la mancanza di “potere” sta logorando anche il gruppo Pd di Boscoreale. Intendiamoci, il potere “potere” non esiste perché altrimenti assumerebbe il significato di “dittatura”. Esiste però un altro “potere”ed e quello che porta diritto dritto nel sottobosco della politica. E quello che, mettiamo, da la possibilità, ad esempio, di poter avere un certificato in due secondi anziché in quattro. Magari senza fare la fila allo sportello perché politicamente si “appartiene” a Tizio o a Caio: portaborse famoso di Sempronio. Insomma è la possibilità acquisita o ventilata (più spesso, quest’’ultima) dal politicantuccio di quinta categoria di dare protezione e di fare promesse facendo passare per un favore concesso quello che tocca per diritto. E c’è anche un altro aspetto della politica boschese che va sottolineato: salvo pochissimi “cavalli di razza” (due, massimo tre), “il resto è noia”, come diceva Califano. Basti solo vedere i salti di schieramento che si sono avuti nell’ultima tornata elettorale; e magari, nemmeno i salti. Basterebbe andare indietro di qualche anno- pochi, in verità – per vedere i candidati di un vecchio schieramento proporsi in un nuovo gruppo in altre elezioni. Dunque, ecco spiegato il perché dei maldipancia che stanno affliggendo il Pd di Boscoreale e non solo. Perché la stessa cosa sta succedendo, o è già capitata, in altre cittadine dove o si è in procinto di passare armi, bagagli e cento voti di preferenza da un’altra parte o lo si è già fatto. Ecco spiegato il perché del sottobosco che scalpita. Da tutto questo viene fuori dunque, la sofferenza politica dell’area e dell’intero territorio che non trova più punti di riferimento qualificati ma solo immagini sfuocate di politici o presunti tali. Per la verità non è che il centrodestra stia molto meglio, vista la rivoluzione con “morti” e “feriti” che c’è stata dopo l’ultimo “rimpasto” fatto dal sindaco Langella. L’accusa politica più frequente che gli stessi “amici” – quelli che sono stati fatti fuori – dello schieramento gli rivolgono è la mancanza di rispetto dei patti e l’essere diventato “ostaggio” di pochi politici della – e qua è difficile trovare la definizione – “maggioranza di consiglieri del centrosinistra diventati maggioranza dei consiglieri del centrodestra perché hanno cambiato schieramento appena dopo la loro elezione”. Ovvero il giorno dopo che al ballottaggio era stato eletto Langella. In tutto questo, quei (alcuni) consiglieri eletti nel centrosinistra, che all’epoca erano in maggioranza e che nonostante il sindaco fosse dell’altro schieramento erano rimasti nel Pd, stanno perciò scalpitando e chiedono a gran voce di poter contare anche in campo regional – provinciale, dove pare sia in atto la lotta per il potere tra i vecchi “comunisti” (che sarebbero vincenti) e i democristiani della sinistra scudocrociata che invece sarebbero chiusi all’angolo. Questo, in effetti, e a grandi linee, il quadro politico locale. E mentre loro litigano (i politici tutti) la città perde colpi e muore a poco a poco tra i veleni emessi dalla discarica, la sciatteria dei controllori, i cumuli di spazzatura (tanta non differenziata, dopo ben sei mesi) che dormono nelle strade sino a tarda ora e le questioni di principio delle menti politiche locali. Ma adesso ci sono i mondiali.