Sant’Antonio Abate: terra di pianto, terra d’amianto

A seguito dell’articolo apparso sul settimanale  “Il Gazzettino Vesuviano”  e  sul  quotidiano nazionale “Terra News”,  il 26 marzo 2010 ove si denunciava: “Sant’Antonio Abate, provincia di Napoli,  il territorio si trova abbandonato a se stesso: presso il canale Casarielli, in territorio agricolo abatese, l’amianto viene sversato in quantità massicce a pochi passi dalle coltivazioni; all’interno del canale vi è traccia evidente di oli esausti e percolato che sicuramente filtrano sino alla falda acquifera contaminandola. La stessa falda viene utilizzata dai coltivatori per irrigare i loro campi; secondo alcune testimonianze, vi sono mezzi che di notte sversano materiali di ogni genere, dai calcinacci agli pneumatici, materiale di scarto industriale e molto altro, per lo più rifiuti speciali che andrebbero trattati appositamente presso aziende specializzate; esiste la possibilità che vi sia un allaccio abusivo alle tubazioni adibite alla raccolta di acque pluviali”, gli Onorevoli Zamparutti, Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci e Maurizio Turco in quota PD (Radicali), hanno interpellato con risposta scritta, il Ministro dell’Interno Roberto Maroni; Il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo; Il Ministro della Salute Fazio Ferruccio, affinché si accertino la veridicità dei fatti  esposti nell’articolo, e di adottare provvedimenti per fronteggiare quanto descritto.

Dopo l’intervento parlamentare, qualcuno ha ben pensato di inviare ruspe a sotterrare bonariamente i rifiuti e i materiali nocivi, quali amianto, residui edilizi, pneumatici, scarti industriali e rifiuti ingombranti, aggravando ulteriormente la situazione territoriale.

Questo atto scellerato, da parte di uomini senza scrupoli, in una terra di pianto dove un’indagine di Dimensione Civica, associazione di difesa del cittadino, del consumatore e del malato con sede a Gragnano, ha denunciato i casi di patologia alla tiroide addirittura intorno al 12% contro una media nazionale del 5%. Andrea Morgone, coordinatore Nazionale di Dimensione Civica con dati alla mano ha dichiarato. «Se qualche anno fa – afferma Morgone – la maggiore incidenza delle patologie tiroidee poteva essere accostata a ragioni squisitamente genetiche come, ad esempio, matrimoni tra consanguinei, adesso le ragioni sono diverse». E a spiegarlo è  il dottor Alfonso Coppola, invece, Responsabile U.O.S. Endocrinologia – U.O.C. Medicina Generale degli Ospedali Riuniti Area Stabiese plesso di Gragnano Asl Na 3 Sud: «Uno dei motivi della massiccia presenza delle patologie tiroidee nell’area dei Lattari, qualche anno fa era la carenza di iodio nel territorio, “normale” vista la conformazione del suolo nella zona. Adesso, invece, con un’alimentazione diversa e le cure più vicine, l’aumento è causato da problematiche prettamente ambientali, quali l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il dottor Luigi Santini, professore di Chirurgia Generale alla Seconda Università degli Studi di Napoli, S.U.N. direttore della Settima Divisione di Chirurgia Generale del Primo Policlinico di Napoli. Il fattore ambientale incide in maniera decisa sulla diffusione della patologie tiroidee. Ma Santini, specialista nella cura della tiroide, si sofferma su qualcosa di prettamente medico dando una speranza in più a chi, purtroppo, viene colpito da tumori o altre patologie della ghiandola: «Per fortuna la terapia chirurgica, se attuata nel modo e nei tempi opportuni, riesce ad essere efficace nella maggior parte dei casi, poi la medicina sta facendo passi da gigante, soprattutto a Napoli, per la cura di tali patologie».

In ultimo, e non per ultimo, in territorio dei Monti Lattari  vi è un a percentuale al di sopra della media regionale di  patologie riguardanti carcinoma al polmone. Si ci auspica che la magistratura faccia chiarezza sulle responsabilità e sui comportamenti irresponsabili da parte di chi “dovrebbe” vigilare sul territorio.

Pasqualino D’Aniello

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