Rapine ai Decumani: arrestati due giovani

Nella notte tra il 15 ed il 16 luglio scorsi, al termine di una attività investigativa protrattasi per diverse settimane, nel corso delle quali sono state raccolte numerose denunce di rapine effettuate, tutte durante le ore notturne in particolare nella zona universitaria ed in quella dei vicoli dei Decumani in prossimità delle piazze e dei locali di ritrovo per giovani, personale dipendente, in forza alla Sezione Investigativa, ha tratto in arresto, in flagranza di reato, Giuseppe Prisco, 18enne e Fabio Fiorillo, 22enne, responsabili di rapina aggravata in concorso e porto abusivo di coltello. I due giovani, infatti, già da alcuni giorni tenuti sotto controllo perché fortemente sospettati di essere gli autori di tali rapine, pochi istanti prima del loro fermo, avvenuto dopo un inseguimento nel corso del quale, dopo aver abbandonato lo scooter sul quale viaggiavano, avevano tentato di disfarsi dei proventi della rapina consumata, utilizzando un coltello a serramanico, avevano immobilizzato la vittima sottraendogli un orologio Rolex, circa 600 euro in contanti e una cintura marca Fendi indossata al momento. Immediatamente condotti in Ufficio, i due, entrambi pregiudicati per una serie di reati dello stesso tenore, sono stati riconosciuti quali autori materiali della rapina e, pertanto, associati, dopo le formalità di rito, presso il carcere di Poggioreale. Nell’immediatezza è stata avviata una contestuale attività, convocando tutte le persone che nei giorni precedenti avevano denunciato analoghe rapine subìte che, per luogo, orario, modus operandi dei malviventi e loro descrizioni somatiche, potevano ricondurre alle due persone tratte in arresto, attività tuttora in corso che sta fornendo positivi riscontri circa il diretto coinvolgimento del Fiorillo e del Prisco in altre rapine da loro consumate. Va anche evidenziato il fatto che i due giovani avevano raggiunto una intesa tale da risultare estremamente efficaci e “convincenti” verso le vittime che, spesso, sempre sotto la minaccia di armi da fuoco o coltelli, subivano vere e proprie perquisizioni personali e, in diversi casi, anche percosse che, sempre, inducevano le vittime ad assecondare le loro richieste.

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano