Guerra simulata al Monte Faito: le ragioni della Natura

Scrivo questo nuovo articolo con un pizzico di malinconia e tristezza nel cuore, perché numerose critiche, offese ed insinuazioni di faziosità ed avido interesse personale si sono riversate sulla mia persona dopo la pubblicazione dell’articolo denuncia “Guerra simulata al Monte Faito, l’uomo gioca e la natura soccombe”. Per prima cosa voglio ringraziare coloro che hanno rivolto le loro rimostranze apertamente, senza celarsi dietro l’odioso muro dell’anonimato, il mettere il proprio nome e cognome è per me il primo e fondamentale passo per impostare una discussione seria e costruttiva; che senso ha lanciare un’accusa, un insulto, una rimostranza se poi chi deve difendersi spiegando le proprie ragioni non sa a chi rivolgersi?

Detto questo, voglio brevemente spiegare la dinamica dell’inchiesta che ha portato all’articolo. Sono ormai diversi anni che studio la natura dei Monti Lattari e della Penisola Sorrentina, sono anni che percorro i sentieri di montagna, i dirupi sul mare, i fitti boschi, le assolate garighe, le impervie e severe rupi di vetta e gli umidi valloni costieri che caratterizzano il territorio, tutto questo per raccogliere dati scientifici, non certo per arricchirmi.

Questo degli uomini moderni è un mondo intriso di pragmatismo e teso al benessere immediato, è ciò che ho pensato scorgendo i resti lasciati da chi gioca nei boschi del Faito: volantini anonimi “spillati” agli alberi per annunciare che c’era stato un gioco di guerra, una miriade di sferette bianche ad imbrattare il suolo, molte vi assicuro assolutamente di comunissima plastica, c’era poi un disturbo non tangibile, ma percepibile di sofferenza causata alla natura da chi al Faito ha giocato solo per divertirsi, senza pensare che quei luoghi sono la casa di una grande varietà di esseri viventi: una miriade di specie di uccelli, insetti, anfibi, mammiferi, piante, funghi – e qua mi fermo, ma potrei continuare – che in quei boschi celebra ogni giorno l’essenza della vita: nascita, crescita, competizione, riproduzione e morte. Luoghi così straordinariamente belli e ricchi di vita, un’area naturale protetta del Parco Regionale dei Monti Lattari, ridotta a misero campo da gioco.

Ho cercato di capire le cause di questo disturbo, per urlare il mio deciso dissenso, per spiegare le ragioni della natura, che quasi sempre non concordano più con quelle degli uomini, così come mille altre volte ho già fatto. Ho fotografato i volantini attaccati agli alberi e le sferette bianche che imbrattano il suolo, prelevandone dei campioni, ho chiesto in giro informazioni per sapere… per capire. Ho raccolto diverse testimonianze; alcuni escursionisti che hanno assistito involontariamente alla guerra simulata, mi hanno, infatti, raccontato della confusione generata da un gruppo di uomini in tenuta militare, provvisti di armi (giocattolo) e della loro orribile parvenza. Altri hanno indicato il sig. Catello Di Capua come responsabile e organizzatore della guerra simulata; allora ho chiesto spiegazioni, ho fatto domande alle quali il sig. Di Capua, ha risposto apertamente dichiarando di essere stato un giocatore di softair, fin quando ha creduto di praticare un’attività non dannosa per l’ambiente, ma poi una volta raggiunta la consapevolezza del danno arrecato alla natura, ha smesso e si è impegnato affinché venissero creati dei campi da gioco autorizzati in aree più idonee per espletare tale pratica. Questo è quanto, questo ho scritto e questo ripeto. Il seguito è a tutti noto, i giocatori di softair si sono sentiti offesi da queste mie considerazioni; proprio loro che del Faito si sentono i “custodi”, hanno voluto esprimere apertamente il loro dissenso, dichiarando che erano stati loro ad organizzare il gioco, senza peraltro chiedere autorizzazione all’Ente Parco Regionale dei Monti Lattari e al Corpo Forestale dello Stato, muniti solo di un fax inviato ai Carabinieri di Vico Equense al fine di evitare casi di possibile allarmismo. Hanno dichiarato che le loro armi giocattolo espellono solo pallini biodegradabili e che quelli di plastica sono stati “esplosi” da giocatori abusivi ed ignoti ovvero non iscritti alle sole due associazioni riconosciute ufficialmente. Questo è tutto.

Nel salutarvi voglio nuovamente ribadire un concetto fondamentale e insindacabile: giocare in un’area naturale protetta, come la faggeta del Parco Regionale dei Monti Lattari, o anche nel Parco Nazionale del Vesuvio, e in altre aree naturali di pregio d’Italia, è assolutamente proibito ed è soprattutto cosa assai dannosa per chi in quel luogo ci vive come animali, piante, funghi, ecc. ecc., e continuo ad essere fiducioso che con un minimo di buonsenso civico e morale, tutti noi riusciremo un giorno a capire quelle che sono le ragioni della natura.

Ferdinando Fontanella

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano