
Una città in fermento, una città impazzita. Ai disagi fisiologici dettati dai mille problemi amplificati dal nome, universalmente riconosciuto, della città degli Scavi e del Santuario mariano, in questi giorni si aggiungono gli assolutamente superflui disagi causati dalla maldestra macchina organizzativa che sta rimettendo “a nuovo” la Città di Pompei.
Sette anni da quel decreto del Presidente della Repubblica che faceva di una delle cittadine più famose al mondo per i tesori d’arte e di fede che custodisce, una “città”, accrescendone per nulla il peso in termini di fama e pregio. Sette anni che si festeggia il lieto evento. Sette anni che si sperperano i soldi pubblici per una festa, un evento che non serve a nessuno. Ed in effetti i tre giorni dedicati alla Città non porteranno certamente né turismo, né ulteriore lustro. Non attireranno fedeli come potrebbe fare una festa patronale, né infedeli come certamente otterrebbe una sagra cittadina. E allora, qual è il motivo di tanto festeggiare?
Sicuramente ci sarà una indigestione di tappeti rossi, di ospiti e “gemelli” internazionali con tanto di consegna di doni, targhe e diplomi vari.
Il caro primo cittadino, cantastorie, ma, nonostante l’illustre cognome, non cantautore, continua sul binario del magnificare la città per darle lustro agli occhi del Mondo. Peccato che al Mondo che visiterà la cittadina mariana non sarà che presentato il salotto buono, la bella piazza imbandierata. A proposito di bandiere, sembra che solo per lavare i tanti vessilli che sventolano Pompei, i quali risultavano anneriti dallo smog, siano stati buttati ben 900 euro.
La vera Pompei, quella fatta dalle tante frazioni, dai tanti quartieri periferici, quella fatta di disservizi e piccoli problemi che giorno dopo giorno diventano sempre più grandi sino a diventare endemici e certamente non degni di una “Pompei che è Città”, quella resterà dimenticata, celata agli occhi del Mondo.
La somma inizialmente messa a disposizione per festa dall’amministrazione D’Alessio era di ben cinquantamila euro, ma l’ultima variazione di bilancio approvata in consiglio comunale ne ha aggiunto altri 20mila. Contemporaneamente le spese di rappresentanza sono passate da 30 a 40mila euro, un aumento che molto probabilmente è legato alle spese per la festa. Si arriva quindi alla considerevole cifra di 80mila euro. Non proviamo nemmeno a moltiplicare la spesa per sette, ma considerando le emergenze in corso: scuole, strade, fogne… è uno spreco incredibile.
Gennaro Cirillo