Si parte con Gino Rivieccio con “Quanno ce vò ce vò”

Vadel Mattiello di Pompei a cura del Terato il cartellone 2010/2011 atro Pubblico Campano. Si inizia con Gino Rivieccio (28-31/10), interprete (ed autore insieme a Gustavo Verde) di “Quanno ce vò ce vò”, regia di Giancarlo Drillo. Tra suoi monologhi e musiche della “Minale Big Band”, Rivieccio palesa l’affetto per Napoli con l’amarezza per le avversità che la travolgono. A seguire, Peppe Barra interpreta e dirige “Le follie del Monsignore” (dal 18-21/10), scritto con  Memoli e Lambertini. Monsignor Perrelli, personaggio della Napoli del ‘700 (interprete Patrizio Trampetti, autore anche delle musiche), rivive nel ricordo di Meneca (Barra), perpetua pettegola, affettuosa, brontolona e golosa come il padrone, la quale, con il suo parlare e la sua gestualità, “celebra” le follie del monsignore. Rocco Papaleo e Giovanni Esposito presentano quattro atti unici di Eduardo (2-5/12), “Il dono di Natale”, “Filosoficamente”, “Pericolosamente” e “La voce del padrone”, regia di Giancarlo Sepe che definisce lo spettacolo “uno sguardo su una viuzza di Napoli, zeppa di persone che si incontrano, si parlano, si amano, si spiano, cantano e si disperano, mentre la vita scorre inesorabile”. “L’avaro” da Moliere (16-19/12) è diretto ed interpretato da Luigi De Filippo, che, rispettandone la classicità, trasporta l’azione scenica da Parigi alla Napoli del 1860, ironizzando su qualità e difetti degli italiani a 150 anni dall’Unità. Gloriana, in ricordo dell’attrice Luisa Conte, interpreta “Madama quatte sorde” (13-16/1/2011)) di Gaetano Di Maio e Nino Masiello per la regia di Giulio Adinolfi, con Oscar Di Maio e Giulio Palligiani. Carlo Buccirosso è autore, interprete e regista de “Il Miracolo di don Ciccillo” (27-30/1), in cui il protagonista, assillato dal problema di un male inesorabile, spera in un miracolo, non solo per la sua  guarigione, ma anche per liberarsi dalla minaccia velenosa di pensieri pestilenziali della suocera. “Guardami, guardami” (10-13/2), diretto da Claudio Insegno, con Biagio Izzo, è la storia di una coppia: Lei crede nell’amore, ma non sopporta i tradimenti, Lui, tifoso della squadra azzurra, subisce tutto purchè il Napoli trionfi. Gabriele Russo, autore e regista  di “Gran Varietà” (24-27/1) ricorda un genere, il Varietà, nato in teatro e carpito dalla televisione. Debora Caprioglio e Corrado Tedeschi sono i protagonisti de “L’anatra all’arancia” (3-6/3) di Home e Sauvajon, per la regia di Ennio Coltorti: racconto di una crisi coniugale alternata tra tradimenti, scontri, tensioni, ma con reazioni equilibrate. Per “Un turco Napoletano”, regia di E. M. Lamanna (17/20/3), Gianfranco Gallo, ha ripreso un lavoro di Scarpetta ed ha trovato in Giacomo Rizzo un interprete efficace. Chiude la rassegna “L’Ebreo” (7/10) di Gianni Clementi, regia di E. M. Lamanna ispirato all’entrata in vigore delle leggi razziali del 1938: molti ebrei salvarono i loro beni intestandoli a fidati prestanome, ma, in seguito, i vecchi proprietari ne reclamarono il possesso.
Federico Orsini

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Da sempre abituato a vivere con il Gazzettino vesuviano in casa, giornale fondato pochi anni dopo la sua nascita dal padre Pasquale Cirillo. Iscritto all'ordine dei giornalisti dal 1990, ricorda come suo primo articolo di politica un consiglio comunale di Boscotrecase, aveva 16 anni. Non sa perchè gli piace continuare a fare il giornalista, sa solo che gli piace, e alle passioni non si può che soccombere. "Il mestiere più bello del mondo".