In diecimila contro le discariche del Vesuvio

(Foto Genny Manzo)
(Foto Genny Manzo)

Sono scesi in piazza circa diecimila cittadini da Torre Annunziata, Torre del Greco, Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase, Napoli e Pompei. Solidali alla causa sono giunti i comitati dalla Puglia, e si leggevano striscioni in tedesco, a scapito del fatto che secondo le istituzioni non si deve più manifestare.

Ieri sera, sabato 30 ottobre, i cittadini si sono nuovamente riuniti in via Panoramica. Ai più potrebbe sorgere spontanea la domanda: “Ma se Berlusconi ha detto che la discarica non si aprirà, perche continuano le manifestazioni?”.

Venerdì 29 ottobre a Napoli c’è stata una riunione presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e il sottosegretario di Stato, nonché capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Ad assistere c’erano il Presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro e il Presidente della regione Campania Stefano Caldoro. Dopo aver ascoltato i sindaci, Berlusconi afferma che la discarica Cava Vitiello, prevista dalla legge 123/2008, ovvero la conversione del Dl 90/2008, non sarà aperta, e che si provvederà alle conseguenti iniziative per le modifiche della legge vigente.

Le amministrazioni comunali hanno il compito di gestire il ciclo rifiuti, e in tal senso i diciotto Comuni della zona rossa metteranno a disposizione le aree per realizzare i siti di compostaggio. Nella Sari sverseranno solo i comuni vesuviani, fino a che essa non sarà piena, ma solo dopo i risultati delle analisi che Bertolaso ha fatto fare nei giorni scorsi.

Gli enti locali e i cittadini parteciperanno ad un tavolo tecnico con le istituzioni, per proporre idee riguardo il piano rifiuti. Un consiglio regionale approfondirà la questione del piano rifiuti e le definizioni degli ambiti, ma la richiesta è sempre la stessa: le manifestazioni devono essere sospese.

Ieri sera, però, i cittadini sono scesi in piazza perché non ne possono più delle chiacchiere. Pretendono che da subito venga fatto un nuovo decreto che modifichi la legge 123, vogliono la chiusura immediata della cava Sari,  “dal momento che – dicono – già è chiaro che le falde acquifere, il suolo e il sottosuolo sono inquinati, in alcuni posti anche più del percolato stesso”. Esigono la bonifica della stessa e delle discariche chiuse e mai state bonificate come la Cava Ranieri, e un nuovo piano rifiuti che preveda la raccolta differenziata in tutti i comuni, il riciclo e il trattamento a freddo del residuo. I cittadini, insomma, non vogliono semplicemente partecipare al tavolo tecnico con le istituzioni. Stanchi dei giochi manipolatori, vogliono prendere in mano le redini del proprio destino e sentirsi tutti all’unanimità, artefici del futuro loro e dei loro figli, come poche volte, prima di ieri sera era stato fatto.

Giovanna Sorrentino

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