Il Consiglio dei Ministri rinvia la cancellazione della cava Vitiello

Tutta la Campania aveva atteso con ansia questo giorno, quasi come una “liberazione dalla monnezza”. Infatti, come annunciato il giorno 29 ottobre, stamattina il Premer Berlusconi ha presentato al Consiglio dei Ministri la proposta di un Decreto Legge che cancellerebbe dalla legge 123/2008 l’apertura della discarica Cava Vitiello.

Ebbene, in Consiglio dei Ministri è stata rinviata l’adozione di questo Decreto Legge. Il sindaco di Boscoreale Gennaro Langella vuole avere ancora fiducia nel Pdl, quel partito da cui poche settimane fa si è dimesso, perché aveva annunciato l’apertura della Cava Vitiello. «Spero sia solo un rinvio di natura tecnica –afferma il primo cittadino-. Sono convinto che gli impegni saranno rispettati. Attendo fiducioso la prossima riunione del Consiglio dei Ministri».

Il commissario regionale e il Presidente Provinciale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e Carlo Ceparano dichiarano che “Se neanche nel prossimo Consiglio sarà portata la soppressione della Cava Vitiello come sito dove scaricare i rifiuti, vorrà dire che ci troveremo di fronte all’ennesimo bluff di Berlusconi e del suo governo. Se il Premier elogia Portici – dicono-, per il record di raccolta differenziata, dovrebbe bacchettare il Presidente della Provincia Cesaro che con il Centrodestra amministra da oltre vent’anni Sant’Antimo e sono a zero di raccolta differenziata”.

L’assessore comunale all’ambiente di Portici, Franco Santomarino dice: “Sono quindici anno che siamo in giunta a Portici e abbiamo gestito per anni, grazie anche alla sensibilità del sindaco Vincenzo Cuomo, il settore rifiuti, spingendo in modo fortissimo verso la raccolta differenziata. Senza volerlo il Premier ha fatto un elogio ai Verdi ed al nostro modo di intendere l’amministrazione pubblica, che significa meno rifiuti e più riciclo.

Con la notizia dello scorso martedì 29, Berlusconi ha aperto una speranza nel cuore di circa settantamila persone, che da mesi lottano per paura di perdere il loro futuro e quello dei loro figli, per il diritto alla salute e alla partecipazione. Gli stessi sindaci dei quattro paesi maggiormente coinvolti hanno affisso sui muri delle strade, manifesti con sopra scritto “Abbiamo vinto!”. Le lotte infuocate si erano calmate, e se non per qualche episodio di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, niente è successo. La folla sulla rotonda “4 giugno” era diminuita e il sindaco, insieme alla Polizia Locale aveva iniziato a controllare gli autocompattatori prima dell’ingresso della discarica attiva, la SARI.

Per i cittadini si tratta ancora una volta di attendere speranzosi. Se il decreto non venisse adottato, sarebbe lecito non credere più nella democrazia; chi li rappresenta non guarda agli interessi della res publica, allora incendiare una bandiera italiana o bruciare le tessere elettorali, non sarebbero più gesti antinazionalistici o la rinuncia del sacrosanto diritto al voto. Non va dimenticato neanche che le stesse forze dell’ordine, che hanno denunciato l’uomo che ha dato fuoco alla bandiera italiana, qualche settimana prima, avevano calpestato la stessa durante una carica senza senso, prima della quale tutti i protestanti avevano le mani alzate.

Giovanna Sorrentino

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