Discarica Terzigno: nessun agrume mutante, è solo la “mano di Buddha”

Recentemente l’immagine di un limone deforme raccolto nel vesuviano è stata usata come “prova inconfutabile e terribile della natura che si ribella, che non accetta compromessi, non si fa comprare dal vile denaro, cerca di sopravvivere al suo nemico”. La contemplazione di questa immagine apocalittica ha addirittura concluso il convegno organizzato a Terzigno, nella sala Consiliare, con illustri ospiti dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) avente per tema le malattie da inquinamento. L’uso di questo curioso frutto come simbolo di un problema molto serio e drammatico come l’aumentata incidenza di tumori nelle zone interessate dalle discariche, rappresenta però un grossolano errore, una inutile forzatura.

Prima di ogni cosa va chiarito che il deforme limone di Terzigno non è una mostruosità prodotta dalle sostanze tossiche sprigionatesi dai rifiuti, si tratta di una comune anomalia che frequentemente si manifesta negli agrumi. Può essere attribuita all’infestazione di un piccolo animaletto dal nome evocativo Acaro delle meraviglie (Eriophyes sheldoni EWING, 1937)  che infesta principalmente le piante di limone, ma può attaccare diverse altre specie come l’arancio, il mandarino, il pompelmo e il cedro. Le piante infestate da questo acaro spesso originano fiori da cui si sviluppano frutti dall’aspetto molto curioso che, come è capitato per il limone vesuviano, destano grande stupore in chi li osserva e sono comunemente detti frutti delle meraviglie.

Una seconda possibile spiegazione per l’origine del limone deforme di Terzigno può essere attribuita alla cosiddetta “mano di Buddha”. È a tutti noto che i limoni, le arance, i mandarini sono frutti composti da tanti spicchi succosi racchiusi in un’unica buccia ricca di profumati oli essenziali. Spesso capita che nello sviluppo di questi frutti  ogni spicchio tende a svilupparsi in modo a sé stante, circondandosi di una propria buccia, il risultato finale non sarà più il classico agrume dalla forma globosa, ma bensì frastagliata con tante escrescenze. Questo fenomeno in oriente, alcune migliaia di anni fa, fu interpretato come segno divino, infatti, in alcune particolari ed estreme manifestazioni i fedeli videro la forma della mano del venerato Buddha. Questa particolare anomalia – che si manifesta frequentemente nei cedri, nei limoni, nelle clementine – ha destato un forte interesse anche nel mondo della ricerca: infatti, i frutti deformi producono una maggiore quantità di buccia che, ricca di oli essenziali, può fruttare una resa migliore nella lavorazione industriale di queste sostanze. Piante di agrumi, cedro in particolare, che manifestano questa anomalia sono apprezzate anche come piante ornamentali.

Alla luce dei fatti esposti ci si chiede se non sarebbe stato meglio utilizzare una immagine meno folkloristica, ma più attinente alla drammatica realtà dell’aumentata incidenza tumorale nelle aree circostanti le discariche vesuviane. Tutto ciò ha fatto sì che i dati scientifici emersi dalle indagini mediche passassero in secondo piano, così come quelli sull’inquinamento di falde e terreni che comunque non generano questo tipo di “errori”. Noi de “Il Gazzettino Vesuviano” nel rispetto della sana e corretta informazione scientifica, da sempre voce fuori dal coro, continueremo a mantenere alta l’attenzione su quelli che sono i reali e preoccupanti problemi del territorio.   Ferdinando Fontanella

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