Se per due anni al capo viene raccontato (grazie anche a stampa benevola, di quella per intenderci, onesta ma poco incline a lavorare e ad utilizzare, senza verifiche sul campo, i compiacenti e magnificanti comunicati stampa), che negli scavi di Pompei “va tutto bene”, che l’area archeologica “è stata messa in sicurezza” e che “l’emergenza è finita”, il capo è felice. Il capo si pavoneggia a raccontare in giro, a dirlo al Presidente, che grazie ai suoi Commissari Pompei è Viva. Evviva il capo ed evviva Pompei. Siamo tutti, naturalmente contenti. Gli albergatori pompeiani hanno straveduto per l’uomo della provvidenza civile che, facendo dimenticare il fallimento del Comune, ha fatto sognare la svolta nel turismo pompeiano. Pompei è Viva, anche il turismo è vivo. Verissimo. Applausi. Tutto bene e nessuno disturbi il manovratore.
Un bel giorno, recentemente, l’incantesimo prodotto anche dagli “effetti multisensoriali”, con musica, profumi (forse corretti alla coca) e cinguettio di passeri (forse) della “rilookata” casa di Giulio Polibio, si è rotto.
Un vile crollo della “Casa dei Gladiatori ha rotto, per davvero, le scatole a tutti.
Il capo, con la “scienza” dei suoi consulenti ha spiegato che è crollata una “patacca” (perché nessuno l’ha mai demolita prima…?) e che qualche strana e malevola “forza” straniera, forse alleata ai soliti ingrati comunisti, aveva complottato contro l’Italia.
Abbiamo dunque, secondo Lui, di che preoccuparci, perché da Pompei passa il crocevia degli 007 deviati di potenze nemiche che si combattono per le sorti del mondo a colpi di crolli di case e muri pompeiani!. Che sfiga!
Per tranquillizzare i “puristi” dell’arte e i milioni di visitatori che annualmente vengono agli scavi è stato detto che, in fondo, non è successo niente di grave.
“La costruiremo più bella” è stato fatto capire, come se si trattasse di un giocattolo andato in pezzi, e quasi tutti lo hanno creduto. Tranne la Procura della Repubblica di Torre Annunziata che ha sequestrato il crollo e vuol vederci chiaro su cosa è stato fatto, su cosa non è stato fatto e sulle responsabilità di chi doveva conservare il patrimonio culturale e non lo ha fatto.
Intanto quasi l’80% dei molti milioni di pietre delle case e dei monumenti di Pompei, minaccia di staccarsi da quelle immediatamente vicine.
Son provate da “sovraccarichi” e da “corpi estranei” alla loro unione. Da tempo le separazioni violente tra pietre minacciano la stabilità delle case romane. Ma da tempo nessuno se ne occupa costantemente con cura, attenzione e sensibilità quotidiane.
Si preferisce far vivere alle pietre (proprio per aiutarle a dimenticare il disfacimento e l’avanzare degli anni…), grandi “party” ed esperienze di spettacolarizzazione, come se fossero escort o veline in cerca di notorietà. Intanto le pietre ogni giorno di più si separano, si distaccano, lasciano crollare la loro pelle, le belle colorazioni che le rivestivano. Ed ancora i muri (ma “che rappresenta un muro antico di Pompei”, è stato sfacciatamente detto, in fondo si è fatto capire, “son quasi tutti patacche”). Ed infine le case e poi intere insule. Ma non importa, tanto sono patacche.
Ma il vero disperato allarme che le pietre di Pompei stanno urlando a tutto il mondo non può essere liquidato come allarmismo e i muri che crollano non sono patacche ma pezzi della storia, preziosa e generosa verso il mondo e i pompeiani (ancora pochi) che con la cultura delle pietre, delle patacche lo ribadiamo, ci mangiano. Le patacche e gli allarmismi nascono altrove, non certo per conservare l’affascinante archeologia di Pompei, ma per tentare iniziative speculative, lontane dai bisogni della prioritaria attività di conservazione e della corretta, utile e partecipata conseguente valorizzazione.
Antonio Irlando