Salerno: Il regista di Manuale d’amore 3, ospite d’onore all’Università

Nella  giornata di ieri, l’ Università degli studi di Salerno, è stata insignita dalla presenza di Giovanni Veronesi, uno dei registi più importanti del repertorio cinematografico italiano. Giovanni Veronesi  nasce a Prato nel 1962, è un regista, sceneggiatore e attore cinematografico italiano. È fratello dello scrittore Sandro Veronesi. Ha scritto sceneggiature per Francesco Nuti, Leonardo Pieraccioni, Massimo Ceccherini e Carlo Verdone, facendo anche qualche cameo nei film che sceneggiava per loro, prima di raggiungere il successo come regista con “Che ne sarà di noi, Manuale d’amore, Manuale d’amore 2 – Capitoli successivi, Italians e Genitori & figli – Agitare bene prima dell’uso”. Veronesi è considerato dai più “ il vero erede di Mario Monicelli”.Lo stesso Veronesi, ha definito quest’ ultimo il suo deus ex machina, il suo vero punto di riferimento. Uno degli ultimi incontri del regista toscano con il maestro dei maestri (Monicelli), risale alle riprese del suo ultimo film, “Manuale d’amore 3”in uscita nel 2011. Dichiara Veronesi, che Già in quell’ occasione le condizioni fisiche del Monicelli non erano ottimali, ma, nonostante la precarietà del suo status fisico, il maestro mostrava sempre delle grandi doti di “pensatore”, che l’età e la vecchiaia oramai avanzata, non erano state in grado di offuscare. Da qui, una massima che il Monicelli,dice Veronesi, era solito ripetere con ilarità “ Muoiono solo gli stronzi”. Per Monicelli, afferma Veronesi,  bisognava tranquillizzarsi, di conseguenza anche il suo suicidio, è stato il suicidio di un ragazzo e bisogna cogliere da questo gesto estremo la voglia di libertà del  grande regista. Poi, dal ricordo del suo mentore, Veronesi prende spunto per elargire alcune idee personalissime sul senso della vita :“Il ritmo non c’è nel cinema, come non c’è nella vita. La vita non ha un ritmo forsennato, il cinema  è un’attività che non per forza deve seguire un ritmo. Fallace si rivela essere il tentativo di dare all’ opera d’arte un ritmo”.
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