Sant’Anastasia, lettera del sindaco alle famiglie

Caro concittadino, ho voluto scriverti personalmente i miei auguri per le festività, perché considero il Natale non solo un evento sacro di gioia e di amicizia, ma anche un momento di riflessione per trarre un bilancio di ciò che abbiamo fatto e faremo nel prossimo anno. Buonsenso, coraggio della concretezza, politica della realtà, innovazione, amore per la propria comunità: da questo bisogna ripartire per un 2011 nel segno del rilancio e della valorizzazione del nostro territorio. C’è tanto da fare, ma il lavoro non ci spaventa, soprattutto in un momento come questo in cui la ripresa economica va a rilento e la parola “crisi” continua ad aggirarsi tra i professionisti del pessimismo. Noi preferiamo l’ottimismo e l’impegno costante, la forza della passione e la voglia di fare. Da sindaco, il mio credo è e sarà sempre uno solo: prima di tutto il cittadino”.

Nessuna risalita è facile, ma idee giuste, sinergie proficue tra istituzioni, apertura vera alla cittadinanza attiva, fi­ducia nei giovani e nella loro creatività, sostegno agli anziani e alla loro saggezza, progetti lungimiranti in cui la qualità della spesa è priorità intoccabile e una reale collaborazione con la società civile stanno ristabilendo quel clima positivo a Sant’Anastasia, necessario per ridare slancio e forza ad ogni iniziativa per il bene della col­lettività. Questa è la strada intrapresa che stiamo percorrendo con responsabilità e tenacia. Una strada da fare in­sieme tenendo nel cuore, sempre e ovunque, il valore della nostra identità.

La celebrazione del Bicentenario di Sant’Anastasia, il cui programma di eventi nel 2011 s’integrerà con le ini­ziative per i 150 anni dell’unità d’Italia, non è solo un momento prezioso per ripercorrere la storia e le tradizioni del nostro territorio, ma rappresenta soprattutto l’occasione per un rigoroso ricordo storico che presuppone come fine la costruzione e il rafforzamento di una coscienza civile e democratica soprattutto nelle nuove genera­zioni. Spesso si parla del dovere della memoria, a me piace più parlare del dovere della storia. Ricostruire e cele­brare la storia della nostra città, significa aprire il libro della nostra identità che va difesa, valorizzata e diffusa perché è un’identità ricca di riti, personaggi e miti che meritano di essere raccontati e tramandati.

Parlare del nostro passato serve a progettare meglio il nostro futuro. Conoscere la nostra storia significa avere più senso civico, più rispetto per la terra natia. Con orgoglio e soddisfazione, posso annunciarti che neI 2011 va­reremo il nuovo sistema di raccolta differenziata dei rifiuti che ci permetterà di scongiurare le emergenze igieni­co-sanitarie, ancora vive nella mente di tutti noi, e soprattutto ci porterà alla riduzione della Tarsu. I veri prota­gonisti di questa rivoluzione culturale per la nostra comunità saremo tutti noi, che siamo chiamati a dare dimo­strazione di serietà e autentica sensibilità ambientale per il bene dei nostri figli e del futuro del nostro Comune. Insieme alla lettera ho voluto inviarti “A livella”, formidabile riflessione poetica del grande Totò. L’idea mi è venuta non tanto perché la poesia è stata tirata in ballo, con arguto tempismo, da alcuni organi d’informazione in merito alla mia proposta di un cimitero nel segno della “sobrietà”, ma perché oltre ad essere opera dì grande impatto emotivo è soprattutto una lezione di vita. Infatti, con meravigliosa semplicità, insegna quale legge go­verna gli uomini.

Mi fermo qui anche se le cose da dirti sono ancora tante: avremo modo di confrontarci su ogni questione, come è giusto che sia, sempre per costruire e mai per distruggere.

Intanto, voglio augurarti, a nome mio e di tutta l’Amministrazione comunale, di vivere un Natale sereno e pieno di gioie, illuminato dal tepore della famiglia e dagli abbracci degli amici. Ti auguro di cuore un grande 2011 carico di ottimismo, meravigliose speranze ed entusiasmo.

Un’ultima raccomandazione: non roviniamo il capodanno con l’abuso di botti illegali e pericolosi. E’ da idioti, in un giorno di festa, farsi male da soli.

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