Nola come Pompei: una frana ha danneggiato il villaggio preistorico

Una frana avrebbe distrutto parte del villaggio preistorico di Nola. La denuncia arriva dall’Associazione Meridies, che oggi ha riscontrato un cedimento della parete orientale della sezione di scavo. La frana avrebbe provocato lo spostamento delle tettoie di copertura delle capanne e probabilmente lo schiacciamento delle strutture della capanna numero 4. «Un’altra pagina nera – sottolinea Michele Napolitano, presidente dell’associazione che gestisce lo scavo – viene scritta nella storia della tutela dei Beni Culturali del nostro territorio. Gli sforzi della nostra associazione, di Giuseppe Vecchio e della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei non sono serviti ad evitare quanto da tempo si temeva. Abbiamo perso probabilmente in modo definitivo la “Pompei della Preistoria”». Il cedimento, secondo quanto riferisce l’ex presidente dell’associazione, Angelo Amato De Serpis, potrebbe aver distrutto completamente l’unica delle due capanne che erano visibili fino al giugno scorso. «Da un anno e mezzo – spiega De Serpis – il villaggio è stato chiuso al pubblico a causa dell’innalzamento di una falda acquifera, che probabilmente ha influito sul cedimento. Lo smottamento di terreno potrebbe aver schiacciato una delle due capanne visibili. Ma data la presenza dell’acqua è impossibile verificare quanto c’è sotto al fango».

Il villaggio, seppellito dall’eruzione del Vesuvio detta delle Pomici di Avellino (datata tra il 1860 e il 1680 A.C.), è stato riportato alla luce qualche anno fa durante gli scavi per la costruzione di un supermercato a via Polveriera, a Nola; e, come la Pompei romana, si è conservato proprio “grazie” all’eruzione del Vesuvio. Il villaggio preistorico di Nola, tre capanne complete di età del bronzo antico e altri ruderi, è un insediamento del XIX-XVII secolo a.C. sepolto dalle pomici e da una fanghiglia formata da ceneri di una eruzione del Vesuvio. Proprio la natura del materiale eruttivo che ricoperse le capanne ne ha garantito la conservazione pressoché totale, caso unico al mondo. Le tre capanne conservate integralmente sono orientate in direzione Nord-ovest, hanno forma a ferro di cavallo con apertura al centro e un’altezza fino a 4,4 metri. Al loro interno sono state trovate anche suppellettili, come 200 vasi, alcuni contenenti cibo. Del villaggio facevano parte anche recinti con animali – trovati persino gli scheletri di 9 capre gravide – e forni. Il villaggio, visitabile e mantenuto grazie all’associazione di volontari, periodicamente finisce sotto l’acqua per effetto delle infiltrazioni della falda sottostante (80 litri al secondo) generate da forti piogge e solo l’azione delle idrovore lo riporta all’asciutto.

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