È finalmente pronto il piano di stabilizzazione finanziaria della Regione Campania. Quarantacinque pagine in cui vengono passati al setaccio i conti (rigorosamente in rosso) dell’Ente di Santa Lucia. Il debito contratto fino al 31 dicembre scorso ammonta quasi a 5 miliardi. Una cifra enorme per la cui estinzione occorrono 400 milioni di euro l’anno e «la scadenza media ponderata di 28,75 anni», è spiegato nel piano. Secondo i relatori, negli ultimi tre anni si sarebbe dato il via al disastro: «In seguito ai rilievi dell’ispezione del Mef si evince che già nel 2008 la prospettiva di una violazione del Patto di stabilità interno era incombente. In termini finanziari nel 2008 la Regione ha impegnato risorse al di sotto (988.494 mila euro in meno) del potenziale disponibile mentre nel 2010, a causa della violazione del Patto di stabilità, la limitazione degli impegni ammonterà a 1,156 miliardi di euro, di cui: 447 milioni derivanti dall’impossibilità di contrarre i mutui già iscritti a bilancio; 709 milioni recuperati dal contenimento dei precedenti stanziamenti». Due le parole-chiave per il risanamento: tagliare e rimodulare. A rischio progetti per 900 milioni di euro di fondi Par. E sono: «4 milioni per il Sarno, 15 milioni per Serre, 500 milioni per disavanzo sanitario, 20 per l’emergenza brucellosi, 38,2 per emergenza Ischia, 200 milioni per opere idrauliche oltre ad altri progetti per 64 e 67 milioni di euro». Poi le dismissioni del patrimonio immobiliare non strumentale: «Vendita diretta o, in considerazione dell’urgenza di monetizzare, si può prevedere, con gara ad evidenza pubblica, l’ingresso nel capitale di un player specializzato e di livello internazionale. Tale operazione consentirebbe di ottenere una immissione di liquidità immediata da destinare a nuovi investimenti oppure la riduzione dell’indebitamento». Stangata in arrivo anche per il personale con riduzioni di stipendio: «Fino al 31 dicembre 2012 i trattamenti complessivi dei singoli dipendenti, compresi i dirigenti, superiori a 90 mila euro lordi all’anno sono ridotti del 5% per la parte superiore a tale importo e del 10% per la parte eccedente i 150 mila euro all’anno». Altri tagli sul versante partecipate e comunità montane. D’ora in poi la presenza nei collegi delle prime sarà «onorifica», mentre per le seconde si auspica «una consistente riduzione e il passaggio delle funzioni delle comunità montane alle Province».
Antonio Averaimo