La macchina della politica di Torre Annunziata sembra aver cambiato ancora una volta la carrozzeria, ma il motore resta sempre lo stesso. I problemi che settimane fa si presentavano sia fuori che all’interno del governo continuano a rallentare la città oplontina e la bozza programmatica stilata nel luglio scorso è ancora qualcosa d’irrealizzabile.
La venuta di Cesa, che avrebbe dovuto sancire a tutti gli effetti il passaggio di Starita al partito di Casini, non ha ancora dato il via a quell’iter burocratico necessario per stabilire il nuovo gruppo politico di appartenenza del sindaco e degli altri esponenti della maggioranza ex componenti del Pd. In altre parole, Torre Annunziata non è ancora passata all’UdC. Il risultato finora certo sono i tanti proclami e le tante dicerie di corridoio detti e sentitî a Palazzo Criscuolo.
Eppure le titubanze del primo cittadino sembrano indipendenti da una mera considerazione politica; lo stesso Starita infatti aveva dichiarato che la sua scelta era una chiara conseguenza alle alleanze e alle scelte istituzionali di questi anni di governo. Quindi è probabile, a detta di vari politici delle opposizioni, che il passaggio definitivo all’UdC non sia ancora avvenuto a causa di un ennesimo problema di numeri. La stessa maggioranza mista che Starita ha difeso in più occasioni a costo dell’espulsione dal Partito Democratico, e a costo di accese battaglie con gli altri gruppi che un tempo erano stati affidabili alleati (come SEL e IdV), adesso potrebbe essere in crisi. È possibile che ci possa essere un fattore discordante nelle richieste di Cesa, che incrina la struttura governativa e le impedisce di svolgere effettivamente le proprie funzioni. Torre Annunziata cerca risposte e certezze; ma, al momento, la politica sembra essere lontana dal raggiungere questi traguardi.
Gioacchino Iuzzino