Accogliamoli, sono zingari come noi

La carezza e l’abbraccio del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, ai genitori dei quattro fratellini romeni vittime del rogo di domenica nel campo abusivo dei rom, lungo la via Appia Nuova a Roma, ci dice con chiarezza da che parte dobbiamo stare. Non era mai accaduto prima che un nostro capo di Stato condividesse con una parte del popolo degli ultimi, in una delle capitali della cultura occidentale, il dolore e lo sdegno e desse voce alla loro disperazione, ricordandoci che “è una tragedia che pesa su ciascuno di noi”.

Lo ha fatto da solo (ma Berlusconi dov’era?), seguito dall’iniziativa del Sindaco di Roma che ha proclamato il lutto cittadino nella nostra capitale.

L’immagine di una bambola e di un orsetto, compagni di giochi di Sebastian, Elena Patrizia, Eldeban e Raoul, ci ha spiegato che le fiamme hanno ucciso quattro bambini che forse bambini non lo sono mai stati, ma che almeno avevano una identità, spesso privata a molti di loro. Erano figli di zingari, considerati dai nostri pregiudizi e dalle nostre paure una razza particolarmente cattiva, fatta di rapitori di bambini e di ladri, dunque da odiare e respingere.

Diversi operatori di solidarietà umana e di sostegno civile, lanciano continui appelli ad accorgersi della presenza di un popolo in crescita continua (solo a Napoli dovrebbero essere più di quattromila), fatto di uomini, donne e bambini che spesso non hanno neanche un nome ma sono identificati dalla diffusa disperazione e clandestinità e dal fatto che vivono in baraccopoli abusive nelle periferie e nelle province di quasi tutti i grandi centri urbani italiani.

La gente ha paura degli zingari ed in genere dei diversi. Coloro che operano in silenzio per contrastare i diffusi egoismi ed essere vicini agli ultimi, ci ricordano che la paura genera intolleranza e razzismo. Ci ricordano anche che è necessario, per vivere in pace, conoscere gli altri, i diversi da noi e considerarli come portatori di una cultura, né migliore, né peggiore, ma solo diversa dalla nostra.

Alcuni governi occidentali, tra cui Francia e Italia, hanno pensato di risolvere la questione annunciando espulsioni programmate di rom. Lo scopo è stato quello di soddisfare gli stinti più tribali della popolazione e di distogliere dalla necessità di avviare politiche di accoglienza e d’integrazione, le uniche necessarie per riaffermare la pacifica e civile convivenza tra etnie diverse. E’ anche necessario avviare un progetto di regole dell’accoglienza per evitare conflitti e limitare il dilagare della crescente e pericolosa clandestinità.

Ricordare che siamo tutti dello stesso popolo errante, in cerca di una terra dove dimorare civilmente e dove trovare risposte al senso pieno dell’esistenza, ci rende consapevoli che, in fondo, siamo tutti zingari, alla disperata ricerca di chi possa accogliere le nostre miserie.

Antonio Irlando

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