Da Bassolino al Tic Tac, nell’era del Bunga Bunga

“Io voterò per chiunque mi risulti, in faccia al sole, che egli sia un galantuomo. Un galantuomo può sbagliare, ma non può tradirmi, un galantuomo può errare, ma non può vendermi(…) a me poco importa che vadano al Consiglio comunale dei clericali, dei borbonici, dei liberali, dei moderati, dei democratici, dei socialisti o degli anarchici: tutto ciò mi è indifferente: Io voglio degli uomini onesti: io voglio delle coscienze sicure: io voglio delle anime austere. Le loro opinioni politiche non mi riguardano: solo i loro sentimenti morali m’interessano”.

Lo scriveva nel 1884, prima delle elezioni amministrative, ne Il ventre di Napoli, la scrittrice e giornalista Matilde Serao.

E’ di attualità? Giudicate voi.

Bassolino continua ad incassare avvisi di garanzia per le sue presunte colpe per come la monnezza è entrata (e ancora non esce, nonostante le varie recenti volte che abbiamo sentito “abbiamo pulito Napoli”) nella disperazione quotidiana della vita dei napoletani.

Altri, come il presidente della Provincia Luigi Cesaro, spiegano l’attuale momento politico facendo riferimento ad un non meglio precisato “Tic Tac” che, gli interessati, potrebbero meglio comprendere (?) attraverso un video molto visto su YouTube (http://www.youtube.com/watch?v=skYJ7flkvGg).

Tutto avviene nell’era politica contemporanea che gli storici pensano già di trasferire ai posteri come “la politica del Bunga Bunga”, ben spiegata recentemente dal noto sindaco calabrese Cetto La Qualunque, comunquemente accusato di imperdonabili approssimazioni rispetto alle cronache delle ultime settimane!

Intanto, oltre 50 catechisti e volontari delle parrocchie di Napoli, del coordinamento “Etica e Speranza”, presidiano a turno il Duomo dalle 18 alle 20. Chiedono al cardinale Crescenzio Sepe di rompere il silenzio sulla deriva morale della politica, affinché la Chiesa di Napoli ristabilisca il primato dell’etica sulla politica, “attraverso prese di posizione chiare sulle vicende che coinvolgono il premier e gli amministratori locali implicati in procedimenti giudiziari”. Il coordinamento “Etica e Speranza” lascerà il presidio solo quando arriverà la risposta di Sepe.

Implorava Matilde Serao: “Io invoco il lavoro, invoco le società, invoco le industrie, invoco le banche, che dovranno redimere la mia miseria, il mio ozio e la mia inciviltà: ma tutto questo deve esser fatto in un’altra maniera, non più in quella di prima, in una maniera schietta, leale, franca, in una forma delle più integre, con, una probità perfetta, con quel rigore di coscienza, da tutte le parti, che, in tanto rivolgimento di cose, è la via della verità e della vita”.

Ed ancora: “Troppo ho sofferto nell’onore e nella prosperità: troppo ho lagrimato di vergogna e di indignazione. Io debbo cominciare per salvarmi, se voglio esser salvata da tutto, da tutti. Nelle mie mani è la mia prima risurrezione: cioè quella della mia esistenza, morale, cioè quella del mio decoro sociale. Farò, io, veder al mondo, all’Europa, all’Italia che di tutti i doni della sorte, io sono degna, che di tutti gli aiuti fraterni, io sono degna, io, Napoli, paese di gente onesta, mandando al Comune solo gli onesti, chiedendo ad essi, che da essi si prosegua e si esalti la mia riabilitazione!”.

A scriverlo è sempre donna Matilde Serao, oltre un secolo fa.

Sembra oggi, anzi domani.

Antonio Irlando

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