Monsignor Depalma ai malviventi: “Covertitevi!”

“Vorrei gridare, come fece Giovanni Paolo II in Sicilia: ‘Convertitevi!’. Un urlo lancinante che ha segnato la mia esperienza di pastore. Allo stesso tempo, però, vorrei quasi sussurrarvi: ‘Un’altra vita è possibile la felicità è una porta che può aprirsi anche per voi… il presunto coraggio di uccidere e fare del male può diventare vero coraggio, quello di dire la verità e fare verità dentro di sé…”. Sono state queste le parole con le quali monsignor Beniamino Depalma,vescovo e pastore della chiesa diocesana di Nola, apre la lettera rivolta alle persone che vivono nella criminalità. Un vescovo presente nella vita sociale e culturale della chiesa diocesana,che ancora una volta ha voluto far sentire la sua vicinanza al popolo affidatogli, chiamato ad affrontare uno scoraggiante aggravarsi del perenne stato di crisi ambientale e sociale. La lettera titolata “Ascoltate il Cuore” è affissa alle chiese e alle mura delle città appartenenti alla diocesi. Attraverso questa lettera,scritta in concomitanza con l’imminente inizio della quaresima,il vescovo si fa portavoce  di tanti che hanno avuto la vita distrutta, in un modo o nell’altro, dai comportamenti criminali di altri. “Insieme, queste storie – scrive il vescovo di Nola – dicono una sola cosa: quante sofferenze in questo nostro territorio! Quante lacrime, quante stragi di innocenti,quante paure per il presente e per il futuro!”. “Spesso noi meridionali – e sono certo anche voi – ci riempiamo la bocca dell’amore per la nostra terra”, ammette mons. Depalma, ma “se giorno per giorno la distruggiamo, questa terra, l’amore che proclamiamo è falso e ipocrita”. Per il vescovo, “stiamo sciupando una storia, una cultura, una terra, il patrimonio che ci è stato consegnato. Stiamo vanificando il dono stesso della vita”.

Dopo essersi rivolto alle istituzioni e alla gente, mons. Depalma rivolge lo sguardo a quanti hanno scelto di essere dei “non-cittadini”, hanno scelto di dettare una legge che non porta benefici, una legge che uccide, tutti, senza distinzioni. «In un famoso film americano, – scrive mons. Depalma –  Bronx, una grande star di Hollywood, Robert De Niro, che interpreta il ruolo di un dignitoso conducente di autobus, così spiega al figlio cosa sono i delinquenti. “Sono talento sprecato, figliolo, ricorda, talento sprecato…”. Ecco, talento sprecato. Intelligenze sottratte ad una causa buona, e messa a servizio della peggiore delle cause. Mani strappate alla bellezza e consegnate alla bruttura».

Chi sceglie la strada del male è un “talento sprecato”: “Intelligenze sottratte ad una causa buona, e messa a servizio della peggiore delle cause. Mani strappate alla bellezza e consegnate alla bruttura. Piedi tolti da una strada dritta per attraversare un sentiero fangoso. E quello che più mi rattrista è che associate ai vostri gesti, alle vostre azioni, ai vostri comportamenti addirittura un senso religioso”. Ma, ammonisce mons. Depalma, “in nessun modo Dio approva l’omicidio di singole persone e di una collettività, la violenza, la superbia, l’ingiustizia, l’illegalità, il ricatto… E non sono grandi statue di santi, o sontuose offerte economiche o residui della superstizione popolare che vi fanno essere credenti autentici. Ve lo dico con tutta la chiarezza di cui sono capace! E mentre lo dico a voi, lo dico a tutto il popolo di Dio,ai fedeli laici, ai sacerdoti, ai religiosi: la vita criminale non è compatibile con la fede in Dio Padre!”. Il vescovo è inquieto al pensiero di camorristi “in case lussuose, in poveri appartamenti, in cella, per strada, in una masseria abbandonata” ma prega per la loro conversione: “In nome di Dio che ama la giustizia e la verità, recuperate la bellezza della vera umanità, con il vostro cambiamento interiore ridate speranza alla gente, recuperando il vostro senso della verità restituite un futuro sereno alle nostre città, al nostro sviluppo”. Una lettera che è monito ma allo stesso tempo segno di disponibilità all’ascolto e all’accoglienza. Un messaggio da padre per figli troppo lontani, figli illusi di essere liberi e in realtà prigionieri di se stessi. «Prego – conclude padre Beniamino – perché la vostra conversione potrebbe essere la salvezza di questo popolo».

Pasquale Annunziata

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