I soldati italiani che muoiono in Afghanistan sono quasi tutti nati e cresciuti nel Mezzogiorno, ancora una volta le condizioni di vita e di lavoro nel Sud spingono tanti giovani ad arruolarsi. Non vogliamo fare retorica inutile, ma anche questa è una tragica testimonianza che la vera “questione” meridionale e ancora aperta nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Il tema semmai è come affrontarla nel 2011, non sarà il governo di Berlusconi e Bossi a farlo.
Lo facciano i meridionali. Che fare? Come fare? Escludendo ogni tipo di immobilismo che inevitabilmente porta alla rassegnazione. La gestione del Comune di Napoli per anni è stata abbandonata a se stessa vivacchiando sulla scia della giunta Bassolino che pure non aveva dimostrato granché. Tra scioperi e manifestazioni di disagio economico sociale la città è sopravvissuta a se stessa non avanzando di un centimetro. L’opportunità ora per il 2011 è offerta dal cambio della giunta con l’elezione del nuovo sindaco, stiamo attenti a chi mandiamo a Palazzo San Giacomo, stiamo attenti a quel poco che ci viene dato da scegliere. Non seppelliamo il moribondo! Naturalmente la questione meridionale non si esaurisce con l’elezione del nuovo sindaco di Napoli né tantomeno con la vigilanza attiva da parte di tutti i cittadini napoletani.
Altre e più alte mete attendono sulla strada dell’emancipazione dalla povertà e dall’ignoranza.
Con gli avvenimenti degli ultimi giorni che hanno fatto alzare la “temperatura” della politica e della cronaca nazionale niente si è ancora visto al Sud, tutto si svolge come al solito nella capitale,nel solito teatro di piazza del Popolo. L’Unità si ritrova a Roma dove si concentrano le forze dal Nord al Sud del Paese. E sia di buon auspicio la prossima tornata elettorale napoletana, e non fine a se stessa. Sulla sua spinta e partecipazione l’asse politico nazionale potrebbe prendere una nuova posizione.
Giuseppe D’Apolito