Piantina di marijuana sul balcone? La Cassazione dice sì

La Corte di Cassazione, con la sentenza numero 25674, ha stabilito che coltivare una piantina di marijuana sul balcone di casa è lecito poiché il fatto non ha alcuna portata offensiva.

Il verdetto dei supremi giudici, emesso per respingere il ricorso del procuratore generale della Corte di Appello di Catanzaro contro l’assoluzione di un 23enne sorpreso con una piantina di marijuana sul balcone della sua abitazione a Scalea (Cosenza), ha destato grande clamore perché la legge sulle droghe vigente in Italia, la cosiddetta “Fini-Giovanardi” approvata nel 2006 dal governo Berlusconi, stabilisce che la detenzione di una sostanza stupefacente deve essere sempre punita. La stessa legge decide anche che la marijuana è trattata allo stesso modo di eroina e cocaina, abolendo di fatto la distinzione tra “droghe leggere e pesanti”.

La sentenza della Cassazione sdogana i dettami della legge “Fini-Giovanardi” facendo riferimento ad un principio giuridico molto semplice: “non è punibile un reato che non procura danno a nessuno”. Nel caso specifico significa, la coltivazione di una piantina di marijuana in un vaso sul balcone deve essere ritenuta del tutto inoffensiva e per questo non punibile anche in presenza di specifiche norme di segno contrario.

Lo storico verdetto è stato commentato positivamente da Mario Staderini – segretario dei Radicali Italiani partito da sempre impegnato per la liberalizzazione delle droghe – «La sentenza della Cassazione introduce un elemento di buon senso ed un principio liberale: non c’è reato se non c’è vittima. L’autocoltivazione, poi, andrebbe promossa, perché garantisce al consumatore la qualità del prodotto, lo libera dal mercato criminale e riduce i profitti delle mafie. La legge Fini-Giovanardi deve essere superata innanzitutto perché è una legge stupida e crimonogena, tanto che sono 28mila le persone detenute per averla violata».

La sentenza della Cassazione potrebbe dunque mettere in crisi una delle più floride industrie criminali della provincia di Napoli, la coltivazione e la vendita della marijuana nella Piana Campana, nel vesuviano e nei Monti Lattari è infatti una delle principali fonti di guadagno per la camorra. Se ogni consumatore di marijuana avesse veramente la possibilità di coltivare liberamente la propria pianta per poi farne un uso personale, si arresterebbe in poco tempo l’ingente flusso di denaro che la malavita sfrutta per il finanziamento di numerose attività illecite che stanno devastando il tessuto sociale locale. Danni sicuramente più ingenti di quelli prodotti da uno spinello di marijuana.   Ferdinando Fontanella

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