Piano di Sorrento: giovedì 7 luglio 2011. Ieri pomeriggio, all’imbrunire, un gruppo di volontari del WWF Penisola Sorrentina ha avvistato il corpo senza vita di un delfino, al largo della costa tufacea di Piano. Gli ambientalisti hanno immediatamente allertato la Capitaneria di Porto che però non riusciva a trovarlo. “Gli uomini della Capitaneria di Porto, a seguito della nostra segnalazione, si sono immediatamente attivati per la ricerca del delfino che galleggiava spinto dalla corrente – racconta Claudio d’ Esposito presidente del WWF Penisola Sorrentina – si è riusciti a trovarlo seguendo altri delfini. Questi infatti si avvicinavano al compagno in una sorta di corteo funebre: uno spettacolo straordinario osservato in diretta di volontari del WWF intervenuti sul posto per individuare il cadavere alla deriva una ventina di delfini hanno celebrato un vero e proprio funerale al loro amico morto, poche centinaia di metri fuori al porto di Piano con salti ed evoluzioni. I delfini sono animali sensibili ed intelligenti e non abbandonano gli “amici” del branco anche da morti per qualche tempo. Le loro evoluzioni hanno reso possibile individuare l’esemplare senza vita che galleggiava in mare e di cui la Capitaneria, dopo nostra segnalazione, ne aveva perso le tracce. La scena vista era commovente, quando ci renderemo conto che noi facciamo parte di questa natura e se facciamo male ad essa e alle sue forme viventi facciamo male anche a noi stessi forse il mondo sarà migliore” Quello di oggi è il secondo delfino trovato morto nelle acque della Penisola Sorrentina. Giorni fa un analogo esemplare, in avanzato stato di decomposizione, era stato spinto dalle correnti innanzi al lido la Perla a Nerano nel cuore dell’Area Marina Protetta Punta Campanella. “Non sappiamo quali siano le cause della morte dei nostri amici marini, ma non penso sia una coincidenza – continua d’Esposito – Molto probabilmente la causa è l’utilizzo delle micidiali spadare: si tratta di reti da posta derivanti, quindi non fisse, che vengono calate in mare e lasciate alla deriva, usate per la cattura di grossi pesci pelagici, come diverse specie di tonni, ma soprattutto per il pescespada, da cui prendono il nome. Sono reti lunghissime fatte di nailon molto resistente che, messe assieme, raggiungono i 60 chilometri e sono larghe fino a trenta metri. Veri e propri “muri invisibili” che catturano “accidentalmente” (si calcola per l’88%) delfini, balene, squali e tartarughe. Una vergogna senza fine contro la quale ci siamo sempre battuti assieme ai tanti pescatori onesti.” L’attività di pesca al pescespada trova il suo culmine proprio nei mesi di giugno-luglio. A Sorrento si conclude con la data dei festeggiamenti di S.Anna al borgo di Marina Grande dove, durante le serate dei festeggiamenti, vengono serviti tranci di pescespada spesso sotto misura. Sono i cosiddetti “muscilli” esemplari assolutamente vietati da pescare e commercializzare. La legge per tutelare gli stock ittici di tale specie stabilisce tra l’altro che il pescato non debba essere inferiore a 1.40 cm di lunghezza misurato dalla punta della spada e proprio per questo, per ovviare a tali controlli, accade che i pesci sotto misura vengano immediatamente decapitati all’alba appena sbarcati dai pescherecci per non permetterne la reale misurazione. Ferdinando Fontanella