Il fenomeno del randagismo, ripetutamente segnalato dall’ADDA, ha oggi raggiunto a Castellammare dimensioni ormai del tutto fuori controllo. Si osserva, negli ultimi tempi, l’amplissimo aumento di abbandoni di animali sul territorio stabiese. I cittadini precedentemente dediti alla somministrazione di cibo e di acqua ai randagi, hanno dovuto desistere a causa delle “disposizioni” introdotte dall’Amministrazione comunale in carica. Continuano a formarsi sempre più branchi di cani randagi, potenzialmente aggressivi all’esterno e già attualmente aggressivi al proprio interno, a causa della mancanza di cibo, acqua, dei continui maltrattamenti subiti. Gli interventi diretti dei volontari dell’ADDA hanno scongiurato conseguenze irreparabili in varie occasioni. Parte della cittadinanza, però, reagisce con l’eliminazione sommaria dei randagi, attraverso investimenti con automobili o avvelenamenti. Il Comune, pur sollecitato più volte dall’ADDA e dagli stessi cittadini, non effettua smaltimento conforme alle prescritte norme igienico-sanitarie dei cadaveri degli animali così UCCISI, che vengono mescolati ai rifiuti indifferenziati dagli operatori ecologici, seppelliti da qualche cittadino impietosito o lasciati decomporre sul suolo. Eppure, si parla tanto di concreta attuazione delle disposizioni regolantila RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI…
Particolarmente sconfortante e preoccupante è l’aumento esponenziale del numero di ragazzini e di adolescenti, dai 10-12 anni in su, circolanti per le strade della città con al guinzaglio cani tradizionalmente utilizzati per i cosiddetti combattimenti (pit-bull, stafford-terrier, eccetera), che vengono sguinzagliati contro i randagi e contro i cani padronali, alimentando un’ulteriore spirale di violenza. Questa, in particolare, rappresenta una preoccupante inversione di tendenza, rispetto ai principi educativi di convivenza uomo-animale per cui l’ADDA lavora da oltre ventidue anni ottenendo sino a ieri risultati confortanti, in termini di comportamento degli adolescenti: la loro crescente dedizione alla violenza sugli animali non può che preludere ad una successiva “evoluzione” verso la violenza sulle persone, con creazione di fenomeni delinquenziali che nella nostra città apparivano negli ultimi anni, grazie soprattutto alla diffusione nelle scuole dei principi di tutela degli animali operata dall’ADDA, in confortante decremento e prossimi ad essere completamente scongiurati.
Così stando le cose, nella più ottusa ed impenetrabile indifferenza delle Istituzioni, per l’ADDA è impossibile continuare l’attività di controllo, alimentazione e cura degli animali ferito o malati presenti sul territorio. E’ ovvio, infatti, che se l’Amministrazione comunale non fornisce alcun sostegno economico, né cibo, né antiparassitari né altro, bensì si preoccupa ove possibile di ostacolare l’attività dell’Associazione e di comuni cittadini che pure alle Istituzioni si sono sempre sostituiti, il risultato non può essere che questo: animali maltrattati, massacrati, segregati, destinati a morire di stenti e di violenze e -dall’altro lato- la resa definitiva della sola Associazione che abbia mai concretamente operato sul territorio secondo criteri animalisti onesti e del tutto svincolati da interessi economici.
Va detto, infatti, che l’attuale stato di cose dà anche luogo ad attività di lucro che si svolgono sulla pelle di questi animali indifesi, consistenti nel prelievo di molti di essi, soprattutto cuccioli, per essere ceduti a ignoti, alimentandosi in questo modo un giro occulto di attività che, ancora una volta, hanno come vittime esseri senza voce, in quanto tali facilmente sottoponibili a traffici illeciti e violenze.
L’attività dell’ADDA, beninteso, proseguirà, se non mediante la diretta operatività sul territorio, sicuramente con quella di sorveglianza e denuncia di tali abominevoli fenomeni. E potrebbe altresì essere continuata, anche sotto i profilo dell’alimentazione e cura dei randagi, soltanto in presenza della collaborazione dei cittadini, consistente nel conferire all’Associazione del cibo (scatolame e crocchette), poiché in mancanza di ciò non si può far altro che abbandonare.