Cava Sari: relazione tecnica sull’inquinamento delle falde acquifere dimenticata

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Il giorno 11 novembre dello scorso anno, a Ottaviano presso palazzo Mediceo, sede dell’ente Parco Nazionale del Vesuvio, si svolse una conferenza stampa indetta dai tecnici che hanno effettuato le analisi della discarica SARI. Erano presenti i sindaci di Boscoreale, Boscotrecase, Trecase e Terzigno, rispettivamente Langella, Borrelli, Cirillo e Auricchio, oltre ad alcuni rappresentanti del collettivo area vesuviana e il comitato delle mamme vulcaniche.

Precisamente un anno fa sono state fatte le analisi delle falde acquifere dell’area vesuviana, ma sono finite nel dimenticatoio.

Il tecnico che ha scritto la relazione, Michele Moscariello, affermò di non essere riuscito ad acquisire «i controlli effettuati sulle falde acquifere prima dell’apertura della discarica, quindi non è stato possibile effettuare ipotesi precise sulla fonte della contaminazione».

A monte e a valle erano stati rilevati fluoruro, manganese e ferro in quantità smisurate rispetto ai limiti predetti dal decreto legislativo 152/2006. Per quanto riguarda tali concentrazioni, però, «erano già state documentate nella letteratura scientifica a riguardo, relativa all’area vesuviana».

La presenza di zinco, nichel, alluminio e boro, fu ritenuta anomala. Alcuni dati, a detta del dott. Moscariello, «pur essendo poco rappresentativi per definire lo stato di qualità e la composizione della falda acquifera preesistente, mostrano sostanzialmente dei valori per i parametri analizzati non molto diversi dai valori medi delle analisi effettuate precedentemente dal gestore», l’ASIA.

Sarebbe stato meglio, a detta dei tecnici, effettuare una campagna di misure, piuttosto che un solo monitoraggio, per tenere sotto controllo ciò che accade nelle acque.

Insomma, le condizioni delle falde acquifere erano critiche. È dall’anno scorso che si sa che esse sono inquinate. Ed è grave, sempre da quanto scritto nella relazione, e anche per i cittadini, che ASIA e ARPAC, nonostante avessero precedentemente analizzato le condizioni dell’area del Parco Nazionale del Vesuvio, non abbiano preso in considerazione tutte le procedure operative previste nel decreto legislativo 152/2006. «Sono invece state adottate scelte, non solo in deroga alle normative vigenti, ma volte anche a compromettere in maniera irreversibile tutta un’area protetta».

La riunione si concluse con l’intervento di alcuni cittadini e delle mamme vulcaniche che tentarono di chiedere ai sindaci come si sarebbero comportati. Per tutta risposta, i primi cittadini hanno lasciarono la conferenza, sentendosi minacciati.

Nulla sembra essere cambiato da allora in quanto nessun monitoraggio è stato fatto.

«A mio avviso le incoerenze e le incongruenze sottolineate dal dottor Moscariello configurano delle chiarissime omissioni sulle quali è necessario ed urgente che la giustizia faccia luce e accerti responsabilità. La Sari – afferma il consigliere di Boscoreale Francesco Paolo Oreste, del PD-, è un sito inquinante, che insiste ingiustamente su una terra già violata e stuprata. Per questo va immediatamente chiusa».

Sulla stessa di Oreste si esprime la Rete dei Comitati vesuviani: «Discariche vecchie e nuove hanno e stanno inquinando il suolo, l’acqua, l’aria e non è mai stato monitorato a norma di legge- affermano, come si evince chiaramente da relazioni tecniche di parte commissionate dai comuni di Boscoreale, Terzigno, Boscotrecase e Trecase. Non sono più tollerabili ritardi o peggio ancora, disimpegni dei responsabili istituzionali preposti alla tutela della salute umana e a salvaguardia delle caratteristiche di biodiversità del territorio, affidato in gestione, ma non in uso assoluto, agli organi comunali e provinciali».

Giovanna Sorrentino

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