Pompei: il degrado di Piazza Schettini raccontato da chi la vive ogni giorno

Lo stato di Piazza Schettini a seguito della recente ristrutturazione è sotto gli occhi di tutti, tra l’abbandono dei cittadini e lo scontento dei commercianti. Proprio per questo una delle nostre dieci domande al Sindaco Claudio D’Alessio riguardava gli interventi realizzati nel piazzale, interventi su cui il primo cittadino si è limitato a scaricare le responsabilità sul suo predecessore senza entrare nel merito né dare ulteriori spiegazioni. Tuttavia, a pagare il risultato dei lavori realizzati in quello spiazzo, vicinissimo al centro e ridotto a specchio delle malandate periferie, sono i commercianti che ogni giorno devono lavorare in condizioni estremamente disagiate. A raccontare la vita degradata di Piazza Schettini e rispondere al nostro quesito è Giuseppe Artuso, edicolante che da tempo denuncia vanamente il travaglio di questo pezzo obliato della nostra città. La sua storia emblematica  ha il sapore della beffa in quanto il suo chiosco prima era situato in Piazza Bartolo Longo, il luogo più centrale della città e lì gli affari andavano a gonfie vele. Un problema mai chiarito, formalmente vestito da intralcio alla viabilità, ha determinato il suo spostamento nell’attigua Piazza Schettini. Si è trattato di un cambio di poche centinaia di metri ma che portano in un altro mondo, dalla copertina patinata del centro alla carta straccia dei margini urbani inghiottiti dall’incuria. Così, arrivato per caso nella “nuova” Piazza Schettini, ne diventa, suo malgrado, paladino oltre che vittima. Gli viene assegnato il primo dei tredici box in tufo e legno che corredano la piazza e che dovevano rappresentare una sorta di culla dell’artigianato locale, progetto, anche questo, naufragato. “Piazza Schettini non fa bene alla città né all’immagine del territorio. È diventata un vero inferno per gli operatori, in queste condizioni non si può campare e nessuno assume un atteggiamento di chiara difesa di noi disgraziati. Nonostante abbia un’edicola”, lamenta sempre il signor Artuso, “non posso esporre un’insegna e non ho visibilità. Nessuno si rende conto, da lontano, del tipo di attività che svolgo e perdo clienti. Il calo di vendite rispetto a Piazza Bartolo Longo è vertiginoso e ho una famiglia da mantenere”. Ma non è solo l’aspetto economico ad indignare il commerciante. “Da due anni non ci sono dei bagni agibili e la loro condizione è tale che dubito che la ASL potrebbe autorizzarli. Intanto io sto qua dalle 6.00 del mattino alle 19.00 di sera e per allontanarmi devo attendere un amico di fiducia che prenda il mio posto mentre mi reco ai servizi igienici del Santuario”. Per trovare una soluzione il signor Artuso si è rivolto alla Codacons che ha chiesto all’amministrazione comunale delucidazioni sulla situazione della Piazza. In particolare l’associazione ha reclamato risposte chiare in merito al collaudo e all’agibilità della Piazza e dei suoi manufatti, specie quelle toilettes ancora non funzionanti, oltre alle insidie per l’incolumità degli utenti e l’illuminazione insufficiente. A fronte della segnalazione della Consob l’amministrazione comunale annunciava di avviare una seria riflessione circa la necessità di rimuovere i gravi ritardi che interessano l’area in questione. Da allora sono passati altri mesi e nulla è cambiato, i ritardi si sono accumulati, i disagi rimangono intatti. Il signor Artuso ritorna alla sua edicola ogni giorno in questa piazza centrale e dimenticata insieme, e si sente amareggiato ma non sconfitto. “La mia battaglia continua” mi dice e noi non possiamo che sperare che vinca la sua lotta per la normalità e la dignità delle persone e di questa piazza tutta.

                                                                                                                  Claudia Malafronte

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