Scavi di Stabiae, il Comitato: “Bene annuncio Bobbio, liberare sito dal degrado”

“Prendiamo atto con soddisfazione dell’iniziativa annunciata dal sindaco di Castellammare di Stabia volta a eliminare quella miriade di costruzioni e case abusive che hanno devastato la collina di Varano, spesso – come nel caso della Villa romana del Pastore – realizzate direttamente al di sopra dei resti archeologici dell’antica Stabiae. Invitiamo il sindaco a procedere rapidamente in quanto preannunciato, e cioè alla bonifica del territorio sul quale insiste la terza città sepolta dall’ eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., e a farlo in tempi brevi. Il “Comitato per gli scavi di Stabia fondato nel 1950” non può che essere dalla parte di chi si propone di demolire gli abusi edilizi, riaccendendo così l’attenzione sul patrimonio archeologico sepolto e dimenticato di Varano. Gli scavi di Libero d’Orsi dal 1950 al 1970 hanno evidenziato quale ricchezza culturale e turistica si serbi al di sotto del pianoro di Varano; gli scavi borbonici del XVIII secolo avevano inoltre già fornito le piante e le indicazioni di dove sono le ville, le domus, le strade, gli edifici pubblici che attendono solo di essere portati alla luce. Gli studi scientifici sono più che documentati. Come abbiamo già avuto modo di ricordare all’Amministrazione comunale nel corso degli ultimi due anni, con lettere, appelli e documenti, la tutela e la valorizzazione della ville di Varano deve andare di pari passo con la realizzazione del museo archeologico e della Scuola di restauro a Quisisana.
Serve un “Grande Progetto per Stabiae”, attuato in base a un “patto” per salvare gli scavi di Varano, un progetto che veda i cittadini stabiesi, il Comune assieme a Regione Campania e Provincia di Napoli, il MIBAC e la Soprintendenza archeologica di Napoli-Pompei, il mondo delle associazioni e delle imprese, l’università e gli istituti di cultura, il mondo accademico e della ricerca, i mass media impegnati insieme a definire un Piano di progetto da qui ai prossimi dieci anni. Un intervento organico di tutela e valorizzazione, guidato dal pubblico (a partire dalla Soprintendenza archeologica di Napoli-Pompei e dal Comune di
Castellammare di Stabia), ma attuato anche attraverso il protagonismo attivo di altri soggetti, sulla base di procedure di evidenza pubblica richiamate dal Codice dei beni culturali, in un reciproco sforzo di collaborazione e innovazione per costruire attorno alla risorsa archeologica un’occasione di sviluppo turistico e di crescita civile della comunità di Castellammare di
Stabia. Il Comitato per gli scavi di Stabia è pronto a dare il proprio contributo e invita l’Amministrazione comunale a procedere con speditezza verso quanto annunciato, ribadendo anche che il parco archeologico di Varano, se deve nascere non può essere realizzato mettendo insieme brandelli di territorio sottratti all’edilizia, ma ricreando le condizioni di continuum ambientale e paesaggistico dell’ambiente in cui sorgevano le residenze romane. Non basta quindi sondare il terreno per dichiarare di per sé un suolo edificabile di
fatto. Il parco archeologico è un sistema di pieni (edifici e manufatti romani) e di vuoti (aree verdi/agricole) che deve essere definito prima di qualsiasi altra iniziativa, includendo tutte le aree vincolate e verificando la
possibilità di estendere le aree di proprietà demaniale. Facciamo infine appello alle altre associazioni impegnate per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale a mantenere alta l’ attenzione con il costante invito e sollecito alla pubblica amministrazione a concretizzare quanto annunciato”.

Il Consiglio direttivo del Comitato per gli scavi di Stabia

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