Portici, i partiti si fanno guerra con i manifesti abusivi

Spinti dal dubbio di un possibile voto anticipato, i partiti porticesi iniziano la campagna elettorale. A suon di manifesti è partito il
“tutti contro tutti”, con accuse, richieste e acquisizione della paternità di alcuni eventi che hanno coinvolto tutte (o quasi) le coalizioni della città della Reggia. Ben sette, infatti, sono i manifesti affissi dai partiti nel solo mese di luglio. Al di la dei colori politici, i manifesti affissi hanno tutti (o quasi) un comune denominatore: sono abusivi. Le coalizioni che negli ultimi mesi hanno attaccato dei manifesti sulle mura delle città, non hanno pagato la tassa prevista. Infatti, non è difficile notare i manifesti politici affissi in maniera selvaggia in ogni punto della città, senza rispettare i previsti spazi comunali.

I manifesti. Ad aprire le danze della “guerra dei manifesti” sono stati i Verdi, che il 2 luglio scorso hanno attaccato il Movimento Cinque Stelle sull’iniziativa della ripetizione della analisi delle acque porticesi. Per i Verdi, i grillini fecero “un buco nell’acqua” e la loro iniziativa sarebbe basata su “menzogne, disinformazione e pubblicità a basso costo”. A seguire, a presentarsi alla città fu la neonata Democrazia Cristiana che ripercorse le problematiche della città porticese. Nella mattinata di giovedì 26 luglio, invece, i partiti di centrodestra sollevarono dubbi sui dati dell’ARPAC che attestarono la balneabilità alle acque di Portici. Popolo della Libertà, La Destra, Democrazia Cristiana, Udc, Nuovo Psi e Fli, si unirono nell’affissione del manifesto “Il Mare Pezzottato”, arrivando sull’argomento con netto ritardo. Nello stesso giorno, Sinistra e Libertà – passata dalla maggioranza all’opposizione – affisse un manifesto nel quale attaccava il primo cittadino Enzo Cuomo su sanità, recupero del litorale, presunte irregolarità nella piscina preferita dal leader del Pd, bilancio comunale e mancati pagamenti ai dipendenti delle ditte che lavorano per il comune. Pochi giorni dopo, è ancora la Democrazia Cristiana ad attaccare Cuomo sulla questione Gosaf. Per i componenti della DC, le assunzioni della società che ha sostituito Equitalia sarebbero clientelari: “La società di riscossione tributi – si legge nel manifesto -, sostituta di Equitalia, rappresenta l’ennesimo bacino elettorale del Sindaco Cuomo, il quale attraverso assunzioni di amici e parenti di noti esponenti politici e non del territorio comunale, si assicura l’appoggio elettorale in vista delle prossime tornate elettorali”. Lunedì 30 luglio, è il Popolo della Libertà a puntualizzare sulla questione – Gosaf. Nel manifesto dal titolo “Cornuti e Mazziati”, i pidiellini specificano che il rinvio del pagamento della Tarsu a settembre è arrivato a seguito della loro proposta in consiglio comunale. Poche ore dopo è il Partito Democratico a scrivere alla città rispondendo a Sinistra e Libertà. Il partito guidato da Enzo Cuomo ha attaccato Salvatore Iacomino (senza però mai nominarlo nel manifesto n.d.r.), divenuto il vero leader dell’opposizione con la complicità dei dormienti politici di centrodestra, affibbiandogli il soprannome di Capitan Uncino. Un fitto intreccio di attacchi politici che ha coinvolto tutte le coalizioni della città della Reggia, avviate ormai verso la campagna elettorale.

Abusivi. La maggior parte dei manifesti politici affissi in città sono abusivi. Un manifesto affisso in maniera regolare viene riconosciuto perché è attaccato negli spazi comunali ed ha il timbro dell’ufficio pubbliche affissioni. Numerose coalizioni, però, aggirano tutte le norme e le prassi previste per affiggere i manifesti, rivolgendosi prima alle tipografie per la stampa della locandina e poi a un privato per farla attaccare sulle mura della città. Con questa manovra viene scavalcato l’ufficio pubbliche affissioni, quindi nessun introito per le casse comunali. Ma non è tutto. I partiti politici, qualora decidessero di rivolgersi all’ufficio pubbliche affissioni, beneficerebbero di un mega-sconto sulla tassa prevista. Infatti, le tariffe imposte dall’ufficio affissioni variano a seconda del numero dei manifesti da attaccare e dalla zona in cui vengono affissi (nel centro città costerà di più della periferia n.d.r.). Se, ad esempio, un privato si rivolge all’ufficio comunale per l’affissione di cinquanta manifesti di dimensione 70 per 100 (dimensione abitualmente usata dai partiti politici n.d.r), pagherà una tassa di circa 156 euro. La stessa quantità e dimensione
dei manifesti, a un partito politico, costerà soltanto 45 euro. Un privilegio che, a quanto pare, ai politici non interessa dato che preferiscono l’affissione selvaggia.

  Andrea Scala

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