
“Fin dall’inizio abbiamo ribadito che a nulla serve tagliare il numero dei lavoratori pubblici lo dimostrano i dati, infatti, tra il 2006 e il 2010 il numero dei lavoratori pubblici è calato a livello nazionale di 171.000 unità, pari al 5% mentre la spesa pubblica è aumentata in dieci anni, dal 2000 al 2010, di 248 miliardi, oltre il 45%.
Forte, dunque, è la necessità di aprire tavoli di confronto al fine di avviare un seria revisione della spesa e per questo già all’inizio del mese di agosto abbiamo richiesto a tutte le amministrazioni della provincia di Napoli i dati sulle dotazioni organiche e sui costi sostenuti. Purtroppo dobbiamo costatare che pochissime amministrazione hanno dato riscontro alle nostre richieste.
Per contro, invece, il sindaco di Torre Annunziata proprio in questi giorni ha pensato bene di stilare una lista di 100 lavoratori, bollandoli “fannulloni”, per i quali sembra ci sarà un trasferimento d’imperio, senza però aprire un confronto serio.
Registriamo, inoltre, la posizione del Sovrintendente dei Beni Culturali di Napoli che, alle nostre denunce sul calo di visite agli scavi di Pompei per la mancanza di personale, evita di aprire un tavolo per la riorganizzazione.
Ed ancora all’Asl Na3 sud sono a rischio i mantenimenti dei livelli essenziali di assistenza in quanto la chiusura di attività di degenza e diagnosi negli ospedali della zona sta rischiando di trasformare gli ospedali funzionanti, come il San Leonardo di Castellammare di Stabia, in strutture di frontiera.
Per finire poi con la terza città d’Italia. Il Comune di Napoli, infatti, continua a parlare di tagli al salario accessorio e ai servizi connessi, senza però fornire i dati. Per questo continuiamo a chiedere all’amministrazione de Magistris quando ci sarà l’avvio di una riorganizzazione seria e partecipata.
Consapevoli della resistenza di tanti amministratori, siamo determinati a proseguire sulla strada della riorganizzazione e della trasparenza per abbattere gli sprechi e recuperare risorse per migliorare il servizio ai cittadini e dare valore al lavoratore pubblico.
Per questo nelle Aziende ed Amministrazioni che rifiuteranno il confronto metteremo in atto forme di protesta, rivolgendoci anche al Prefetto” conclude Altieri.