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Saviano a De Magistris: “Napoli non è cambiata, non mi deludere”

“Caro sindaco, amministrare una città come Napoli è forse uno degli impegni più complessi che ci si possa consapevolmente assumere. Città caotica, piena di debiti, con mille difficoltà. Impegno che ha avuto il coraggio di prendere. Ma ciò che fa più male è vedere come non sia stato iniziato nessun percorso di riforma. A meno che per riforma non si intenda cambiare uomini e mettere i propri”. Lo scrive Roberto Saviano in una lettera al primo cittadino di Napoli, Luigi De Magistris, in una lettera pubblicata sull’Espresso. “Napoli signor Sindaco – insiste l’autore di Gomorra – non sembra per nulla diversa. Ha deluso il comportamento verso i collaboratori ‘licenziati’: Raphael Rossi, Giuseppe Narducci, Riccardo Realfonzo, Silvana Riccio. Allontanati per dei contrasti che se superati sarebbero stati la prova di una reale volontà di essere discontinui rispetto a un passato insostenibile. L’attitudine spesso è importante, e questo suo atteggiamento un po’ guascone sicuramente non rende le cose più facili in una città in cui chi ci vive deve sopportare una serie infinita di difficoltà. Sull’emergenza rifiuti nessun sistema virtuoso. Non sono state raggiunte le percentuali di differenziata promesse all’inizio del suo mandato. I rifiuti non sono diventati una risorsa, come in un circolo virtuoso potrebbero essere, ma una spesa e si spediscono altrove. A breve, Sindaco, lei lo sa, il problema tornerà urgente come in passato”.

“L’argomento camorra – osserva Saviano – è poi forse una delle note più dolenti. Non è parlando meno di camorra che Napoli è anche altro che ci si avvia a una soluzione del problema. Su Scampia, Sindaco, e sulle periferie in generale, lei ha fatto davvero poco”. “Nessuno – sottolinea lo scrittore – le ha chiesto una rivoluzione in pochi mesi, si è avuta pazienza, le si è dato credito, ma non è stato fatto nulla laddove la quotidianità resta una corsa a ostacoli. Rispondere alle critiche dicendo ‘venite qua invece di parlare’ significa in qualche modo ripercorrere le orme del governo Berlusconi e prima ancora qualsiasi altra forma di potere”. “Ascolti – esorta Saviano – il rumore ormai non più di fondo delle persone deluse dalla sua gestione di Napoli, persone che avevano creduto in lei. Nessuno pretendeva che lei potesse costruire una città nuova. Nessuno pretendeva che lei risolvesse camorra, monnezza, trasporti e sanità pubblica. Ma che almeno iniziasse un percorso questo sì. Un percorso che oggi non si vede se non in quelle ridicole biciclettine disegnate sul basalto e sui sampietrini sconnessi, al centro dei marciapiedi, che in nessun’altra città a parte Napoli, qualcuno avrebbe potuto spacciare per pista ciclabile. Napoli non sta cambiando, c’è solo il timore che sia stata una scomoda piattaforma, un difficile volano per un’attività politica nazionale”.

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