Boscoreale, assalto ai voti dei grillini per le Amministrative

comune boscorealeEra troppo facile. «Adesso tutti cercheranno, come si dice, di “mettere il cappello” sui grillini», era stata l’idea che aveva fatto capolino nella mente di chi scrive, guardando i risultati delle elezioni politiche. E, come volevasi dimostrare, così è stato. O, per meglio dire, così sta succedendo. Duemila seicento trentuno voti – che pure a scriverlo ci vuole un poco di tempo, tanto è indicativo della quantità – sono un bottino troppo importante per i politici locali. E, visto che, almeno per ora (salvo nascite avvenute delle ultime ore), pare non esserci traccia di un Movimento5Stelle ufficiale a Boscoreale, la politica fa di necessità virtù e tenta di mettere, se non proprio il cappello, almeno una “scazzetta”, sul tesoretto dei grillini. Magari facendo giravolte e contorsioni per di mostrare tutta la “grillitudine” di cui possono menare vanto. Ovviamente non gli è passato nemmeno per l’ anticamera del cervello che elezioni nazionali e elezioni amministrative possono essere due cose completamente diverse sia per offerte sia per apparentamenti. Ma principalmente perché ci si conosce tutti, o quasi. E un politico della vecchia nomenclatura che cerca di pigliare la palla al balzo e riciclarsi – e ce ne sono di “grilli”, in questo senso, a Boscoreale – zompettando alla ricerca di suffragi con i quali tirare a campare per una nuova sindacatura, verrebbe irrimediabilmente spernacchiato dai risultati dell’urna. A meno che non riesca a convincere l’elettore che lui è “il nuovo” e che provvederà a “cacciare i vecchi politici a calci dove non batte il sole”. E poi c’è un altro elemento – questo, fondamentale – le preferenze che, in genere, si raccolgono nelle “comunali” sono espresse in maniera del tutto diversa da quelle delle elezioni politiche. Insomma, candidato c’è l’amico; il compare dell’amico; c’è quello a cui non si può dire di no perché ti deve fare (o ti ha fatto) un favore, c’è il familiare. E, allora non si può fare brutta figura e farla fare al candidato. Ecco spiegato anche l’enorme numero di liste che scendono in campo: i candidati sono controllati per quanti voti di preferenza prendono. E se uno ha una famiglia numerosa diventa oggetto di corteggiamento da parte del capolista o aspirante sindaco che vuole a tutti i costi metterlo in lista con lui. Questo, dunque, lo scenario che deve essere tenuto presente. Senza considerare, anche, che nella competizione scende (o, sale?) in campo una nutrita pattuglia di medici, sia in qualità di candidato sia come sostenitore del candidato sindaco. Duemila seicento trentuno voti sono un partito, uno schieramento, una coalizione. Ma sono anche quelli che hanno votato con la rabbia in corpo contro tutto quello che li messi con le spalle al muro in questi anni. E, difficilmente si faranno accalappiare ancora. In tutto questo vanno ancora considerate le mosse che farà il neosenatore Pietro Langella. Certo è che dal quindici marzo in avanti, e per tutta la durata della legislatura, sarà lui il riferimento a Roma dell’area vesuviana posta a Sud del vulcano. Chi riuscirà ad allearsi con lui avrà bello e vinto il comune: i quattromila e passa voti che il Pdl si è assicurato in paese sono troppi anche per Grillo e i suoi. Figurarsi per quelle coalizioni che erano già sconfitte in partenza e che si muovevano per “un posto al sole”. Ma senza speranze.

Enrico Guastafierro

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