La nascente associazione no profit intitolata alla memoria della giovane vittima vesuviana Melania Rea si presenta alla cittadinanza attraverso un convegno il cui tema non che poteva essere quello della violenza sulle donne.
Si è tenuto infatti, presso la sala del ristorante Rose rosse, un dibattito molto sentito e partecipato cui sono intervenute influenti personalità della società civile e della televisione d’inchiesta quali la giornalista e conduttrice di “Chi l’ha visto?” Federica Sciarelli e la criminologa Roberta Bruzzone più volte vista in tv sui casi noti della recente cronaca italiana.
Dopo i saluti del Sindaco Raffaele Allocca, che si è soffermato sulla compattezza e la modestia di una famiglia della sua città che pur in una situazione così dolorosa ha saputo inviare un messaggio di compostezza e speranza, la moderatrice dell’evento Valentina Botta, ha dato la parola ai partecipanti e alle loro relazioni sull’argomento. Presenti i genitori e Michele, fratello di Melania e il vescovo di San Severo Angelo Renna.
Particolarmente interessanti gli interventi di Federica Sciarelli, cui tra l’altro il pubblico ha più volte posto domande dirette cui la giornalista ha risposto mostrando il ben noto carattere franco e sincero sottolineando quanta attenzione, a parer suo, si debba in questi casi di cronaca sì alle vittime donne a ma quanto ancora ne serva porre sui carnefici uomini e su ciò che veramente spinge ad uccidere le proprie compagne. Troppo spesso si sottovaluta l’aspetto economico-sociale del gruppo famiglia in cui maturano violenze o peggio ancora delitti eppure i casi di femminicidio sono casi-fotocopia, per utilizzare un sua stessa definizione, troviamo infatti spesso mariti che non reggono più alla situazione di subordinazione al ruolo nuovo della donna anche economica che pensano seguirà ad una separazione e scelgono, purtroppo brutto a dirsi, una soluzione di comodo per loro. Nel caso di Melania per Roberta Bruzzone la situazione è stata pressoché semplice per identificare o meglio inchiodare il marito carnefice giacchè un corpo si è trovato, per altre come Roberta Ragusa pur persistendo dubbi sul suo possibile uccisore un corpo che parli neppure c’è ed è questa una variante sempre più spesso perseguita dai carnefici per tutelare ulteriormente la propria posizione.
Un chiaro messaggio è venuto fuori da questo incontro fortemente voluto dalla famiglia Rea e cioè che ci sia bisogno di un ulteriore passo in avanti in queste vicende, soprattutto per quelle donne per cui ancora si perpetua violenza, ovvero che non siamo più nella condizione della società passata in cui ci si vergognava nel denunciare, è giunta l’ora che siano gli aggressori a vergognarsi.
Stella Porricelli