Pompei: La Cartiera, abusivo a chi?

conferenza pompeiLavoro o legalità? Questo il drammatico dilemma che si declina a Pompei come a Taranto senza trovare soluzione. L’ILVA vesuviana si chiama Cartiera, il centro commerciale dichiarato abusivo dal Consiglio di Stato nel gennaio scorso. Nel giorno della verità da parte dell’amministrazione D’Alessio, che ha tenuto a battesimo il centro, è stata suggellata la spaccatura delle due Pompei, quelle dentro e  fuori il complesso commerciale. La percezione degli imprenditori esterni è che la giustizia abbia due volti: matrigna per i piccoli esercenti, madre benevola per i grandi colossi. Il timore di sindacati e di 790 lavoratori interni è il fallimento di una riconversione  in un territorio che sfiora la desertificazione occupazionale. Due drammi contrapposti  in assenza di una sintesi politica e una politica che si defila e lascia la parola ai tecnici. L’eminente amministrativista, il prof. Laudadio, ha spiegato egregiamente la procedura da seguire per scongiurare la chiusura della Cartiera. Ma i cittadini esacerbati dalla crisi aspettavano altre parole per placare la loro sete di risposte. Una sete che rimane anche ai giornalisti che avrebbero voluto rivolgere delle domande, circostanza impedita dalla brusca e frettolosa chiusura della conferenza stampa. Chi è il titolare dell’abuso, il comune o la Fergos? E se fosse la Fergos, il comune avrebbe dovuto fare dei controlli, bloccare lavori, revocare licenze? Il sindaco ha avviato un’indagine all’interno del suo ufficio tecnico per verificare eventuali responsabilità? Se sì con quali risultati? Esiste una responsabilità politica oltre che giuridica per chi ha messo la faccia sull’intera operazione? Un sindaco solo, senza giunta, senza Fergos, senza i politici nazionali e locali annunciati, non ha fornito risposte ma, peggio ancora, non ha dato la possibilità di porre domande. Ancora una volta dovremo aspettare l’operato della magistratura per conoscere la verità sul caso Cartiera, sulle responsabilità e sulle mancanze che hanno messo in forse un’opera colossale in termini di investimento e ritorno d’immagine. Il vero convitato di pietra alla conferenza stampa di oggi, infatti, erano i magistrati che a Torre Annunziata stanno indagando sulla scottante questione. Ma i giudici, si sa, non danno risposte, solo sentenze. I politici che dovrebbero darle tacciono e il loro silenzio in questo caso è inaccettabile per tutti. Per quelli che nella Cartiera ci sono, per quelli che nella Cartiera non ci sono ma ne pagano le conseguenze, per i cittadini che vedono ancora sporcato il nome della propria città e non sanno perchè. Certo qui siamo al sud e persino i tribunali si costruiscono abusivi, le imprese non investono perché c’è la camorra e tacere è meglio che domandare per prassi consolidata. Però esiste una differenza tra omertà e silenzio. Il silenzio rispetta un’indagine, l’omertà la ostacola. Il silenzio danneggia l’innocente, l’omertà tutela il colpevole. Silenzio e omertà hanno però un effetto in comune: tengono i cittadini all’oscuro, impediscono loro di sapere, valutare e scegliere. Noi oggi non sappiamo se quello dell’amministrazione sia stato silenzio o omertà. Sappiamo che non ci siamo sentiti dei cittadini che pongono delle domande e hanno delle risposte. Attendiamo fiduciosi l’operato della magistratura, ennesima ancora tecnica in un paese dove la politica non c’è più.

Claudia Malafronte

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