Scavi di Pompei: Autonomia? La bocciatura di Cecchi. La parola al Senato

 Scavi di Pompei - via Nola

“Un catafalco barocco”. Così Roberto Cecchi, ex segretario generale e ex sottosegretario del MIBACT, definisce la nuova autonomia di Pompei. Dal sito di “Italia Futura”, l’associazione di  Montezemolo, il professore spara a zero sul decreto “Valore Cultura”  (d.l. 91/2013) con cui il governo Letta ha tentato di risollevare le sorti dei beni culturali, in generale, e della città sepolta in particolare. “Per Pompei – scrive Cecchi – è l’impianto nel suo complesso che non convince. Un catafalco barocco, con troppi rimandi, troppo pesante e solo apparentemente concepito per creare una struttura autonoma”.

Spulciando nel decreto (art. 1 c.3), infatti, si legge che “il direttore generale di progetto e la struttura di supporto operano nel rispetto delle competenze della sovrintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei”. Un serpente che si morde la coda, insomma, è quello che attende Pompei, che vede moltiplicarsi le figure e le possibilità di paralisi amministrativa.  Icastico, a proposito, il riassunto di Cecchi: “C’è un direttore generale nuovo di pacca e specificatamente dedicato, c’è un Comitato di Pilotaggio, c’è una struttura di supporto con venti persone, c’è un Comitato di Gestione, senza dimenticare che esistono pure un direttore generale per l’archeologia e un segretario generale. Ma poi alla fine si torna, come in un gioco dell’oca, al sovrintendente di Pompei. Forse bisognava dar più fiducia alla struttura che c’è, senza mortificarla così”.

Un’autonomia complicata, quindi, per la città sepolta. Ma le sorprese non finiscono qui. Analizzando la nuova normativa Cecchi smonta anche l’ultima good news: i cinquecento posti di lavoro promessi nel MIBCAT. Un magro bottino spetta ai fortunati selezionati: il loro stipendio sarà di circa quattrocento euro mensili, sostiene l’ex segretario. “Quel che non convince per nulla – afferma Cecchi – sono i cinquecento giovani per la cultura (art. 2).  Si stanziano 2,5milioni di euro per proseguire le attività di digitalizzazione del patrimonio culturale. Senza accorgersi che 2,5milioni diviso cinquecento fa la bella cifra di 5mila euro l’anno, che poi, tolte le tasse, al mese fanno un pugno di mosche. Senza considerare che per selezionare i cinquecento fortunati bisognerà passare per una qualche forma concorsuale”.

Perplessità sulle modalità di assunzione erano state espresse anche dai sindacati: “Appare necessario – scrivono CGIL, CISL, UIL, UNSA e UGL – un approfondimento circa i criteri di assegnazione del personale previsti dalla legge, ovvero l’utilizzo delle graduatorie regionali o della graduatoria nazionale, valutando e esigenze provenienti da territori in precedenza non beneficati da processi assunzionali”. Le nuove leve della SANP, ventidue dipendenti ingaggiati lo scorso anno, in effetti,  provengono dalle liste nazionali e la Campania non ha beneficiato di nessuna assunzione, mancando nella regione i relativi concorsi.

Paradossi a parte, oggi il decreto verrà discusso in Senato, dove sarà sottoposto al fuoco incrociato degli emendamenti. In gioco maggiori garanzie per legalità, trasparenza e merito.  In bilico, quindi,  l’autonomia di Pompei, ancora in fieri e già bocciata. Vedremo se i Senatori sapranno ascoltare le censure di Cecchi o se dovremo assistere a un nuovo carrozzone che danneggerà, invece di risollevare, la città sepolta.

Claudia Malafronte

 

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