Presidio di protesta davanti ai cancelli di Pomigliano. I partecipanti, alcuni dei quali in rappresentanza anche di altri stabilimenti dell’azienda torinese tra cui Mirafiori, si sono concentrati all’ingresso principale del “Vico” alle 4 di questa mattina. Intorno alle 7 hanno anche occupato per un breve tempo una delle carreggiate dalla strada statale 162 che conduce a Napoli e sullo svincolo di accesso alla zona industriale di Pomigliano d’Arco. Il blocco, durato poco meno di un’ora, ha causato problemi di traffico soprattutto per i pendolari diretti nel capoluogo campano.
La protesta è stata promossa dal Comitato di lotta cassaintegrati stabilimento Fiat Pomigliano, Si Cobas, centri sociali di Napoli e movimenti studenteschi, per chiedere il rientro di tutti i cassaintegrati e il salario garantito per tutti.
Tra i manifestanti gruppi di lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori, della Granarolo di Bologna, della Tnt, Sda ologna, Cogefrin, Unilog e Artoni, tutti di Bologna, esponenti del movimento No Tav, Carc e del sindacalismo di base. Sul posto, a controllare la situazione a distanza, erano presenti le forze dell’ ordine. Tutto si è svolto pacificamente. Molti i lavoratori dello stabilimento entrati in fabbrica, anticipando il loro ingresso anche di alcune ore, per evitare i blocchi dei manifestanti.
Dopo il blocco della statale i lavoratori hanno svolto un’assemblea nell’area antistante la fabbrica per poi dirigersi a Napoli dove la manifestazione nazionale dei cassintegrati si è conclusa verso le due e mezzo del pomeriggio con un lancio di uova contro la sede della Cgil, ritenuta “responsabile dello sfacelo”.
Secondo i dimostranti, il corteo che ha sfilato da piazza Mancini a Napoli era formato da circa un migliaio di persone, ma la questura non conferma il dato.
Al momento sono 1360 i dipendenti di Pomigliano in cassa integrazione, secondo quanto riporta la Uil. La manifestazione è stata promossa a seguito della nuova cassa integrazione indetta da Fiat dal 7 all’11 ottobre.