Archiviato il consiglio comunale monotematico sul problema della raccolta differenziata e su Ambiente Reale, la società che la gestisce, con un impegno a rimodulare la Tarsu (la tassa sulla raccolta rifiuti) in base alle risorse e a quando se ne saprà di più circa la riscossione della seconda rata dell’Imu, si apre un nuovo capitolo su cui si dovrà discutere in uno dei prossimi consigli comunali. L’argomento del contendere è la «Zona rossa» “ballerina” in cui Boscoreale si è ritrovata confinata. Ovvero, non si capisce (ancora) dove si trova quella immaginaria linea di frontiera la tra vita e la morte del territorio causata da una eventuale eruzione del Vesuvio. Il confine tra l’area di massimo pericolo e le altre a minor rischio è stato tracciato sulla base (e sui risultati) di complicati calcoli e simulazioni effettuati da esperti di settore che hanno tenuto presente sia la grande mole di notizie raccolte dal monitoraggio del vulcano, in questi ultimi settanta anni senza manifestazioni eruttive, sia i dati di fatto registrati dai vulcanologi durante le fasi parossistiche (emissioni di lave, lanci di massi, lapilli e cenere) del secolo scorso, allorché l’area vesuviana venne squassata dalle eruzioni del 1906, del 1929 e del 1944. Resta tuttavia il fatto che in comune si sono ritrovati di fronte a due prescrizioni che fanno a cazzotti e che sono scaturite dalla diversità di vedute che hanno sull’argomento la Protezione civile e la Regione Campania. E questo fermo restante il dato di base: il Vesuvio è un vulcano attivo; è pericolosissimo; una eventuale ripresa dell’attività potrebbe essere di estrema tragicità per tutta l’area. Dunque, secondo i primi, ovvero la Protezione civile, la linea di confine della «Zona rossa 1», l’area con un livello di pericolosità pari al massimo grado della scala di riferimento, sarebbe posizionata lungo la strada di collegamento Passanti – Scafati. Per la Regione, invece, quel limite si troverebbe più avanti di qualche chilometro e includerebbe anche le aree di Marchesa e Pellegrini. Questo, a detta dei politici, potrebbe essere considerata una sorta di vera e propria pietra tombale sulle possibilità, anche minime, di poter intervenire sull’edificato, magari con piccole trasformazioni o incrementi di volumetrie. Una sorta di paradosso, pertanto, in virtù del quale a un cittadino boschese abitante a Pellegrini potrebbe essere vietato anche aprire una porta finestra nelle muratura esistente mentre a un cittadino di Scafati, il cui terreno si trova a dieci metri di distanza (i confini tra le due città, sono segnati da una strada) potrebbe vedersi approvata la licenza per edificare una villetta. Come se il Vesuvio, la lava, o quant’altro, sapessero di leggi e fermassero la violenza eruttiva in base ai confini tracciati dagli umani. È questo il rompicapo che adesso i politici di Boscoreale stanno cercando di risolvere. Anche perché, in questo modo, è facile prestare il fianco a speculazioni (anche edilizie) che hanno sicura presa sulla cittadinanza. Chi e come potrebbe andare a spiegare all’abitante di Pellegrini o di Marchesa che lui non può realizzare due stanze sopra casa per metterci la figlia che si sposa, mentre il suo dirimpettaio, scafatese, a dieci metri, può edificare da zero la casetta nuova? Insomma, una situazione che, a sentire le diverse campane politiche, fa venire il «mal di pancia» agli amministratori attualmente in carica. Spingendoli a chiedere ai due Enti in questione chiarimenti su questa che appare una vera e propria situazione paradossale. Una richiesta di spiegazioni o anche un ricorso – dicono i bene informati – che potrebbe partire alla volta di Regione e Protezione civile tra qualche settimana, non appena sono stati risolti (o saranno in via di soluzione) i problemi che, messi a tacere dalle precedenti amministrazioni, adesso sono venuti alla luce in tutta la loro complessità.
Enrico Guastafierro