I risultati dello studio sulle abitudini alimentari degli abitanti dell’antica Pompei, pubblicato da LiveScience.com e realizzato dai ricercatori dell’Università di Cincinnati (Ohio), portano alla luce delle conclusioni piuttosto curiose e smentiscono le precedenti convinzioni secondo le quali l’elite Romana deliziasse i propri palati con prelibatezze esotiche mentre le classi più povere morivano di fame mangiando qualunque cosa capitasse loro a tiro.
Sulle tavole dei pompeiani una grandissima varietà di cibi di diversa natura, come evidenziato dalle analisi degli avanzi di cibo ritrovati e raccolti nelle fogne e negli scoli della città e dai resti degli ultimi pasti, rimasti intatti dopo l’eruzione del Vesuvio, che nel 79 d.c. distrusse le antiche città di Ercolano e Pompei, nonché alcune zone di Stabia.
L’aristocrazia pompeiana effettivamente gustava leccornie importate anche da paesi molto lontani ed i pasti delle sontuose ville avevano come protagonisti molluschi, crostacei, ricci di mare e carne di giraffa.
I resti della coscia del simpatico mammifero africano dal collo smisurato rappresentano l’unico reperto archeologico di giraffa mai rinvenuto in una città di origine romana, e sono la prova, oltre che della grande varietà di cibi e ingredienti già disponibili all’epoca, anche dei traffici di animali selvatici provenienti da paesi lontani, che a quei tempi non sembravano essere così poco comuni se si pensa anche alle numerose tracce di spezie provenienti dall’Indonesia, rinvenute anch’esse tra i reperti che sono stati analizzati in questo studio.
La dieta dei pompeiani di classe medio-bassa era un’antenata della moderna dieta mediterranea ed era costituita da alimenti semplici, ma molto vari e ricchi di sostanze nutritive, come lenticchie, olive, noci, pesce e carne salata.
Effettivamente questo studio da modo di riconsiderare l’idea che abbiamo sulla quotidianità e le abitudini alimentari della Pompei di circa 2000 anni fa; stravaganze e ingredienti costosi ed esotici per i ricchi, semplicità e ingredienti sani e genuini per i poveri … il che non rende poi così distanti i menù degli antenati dal nostro stile alimentare moderno, almeno dovrebbe essere così per chi mangia sano.
Raffaele Cirillo